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LOSONEAgie, licenziati i ticinesi. La collera di Bignasca: "Chiudere la fabbrica e murare il direttore"

20.02.09 - 17:23
Ti-press Samuel Golay
Agie, licenziati i ticinesi. La collera di Bignasca: "Chiudere la fabbrica e murare il direttore"

LOSONE - La lettera di licenziamento è stata consegnata mercoledì mattina. 44 operai sono stati licenziati. Il sindacato Unia è sceso in campo chiedendo alla direzione di ritirare il provvedimento. I licenziamenti, secondo il sindacato sono da ritenere ingiustificati, in quanto non imputabili alla crisi economica, ma a errori del management della Agie. La ditta di Losone, appartenente al gruppo Georg Fischer, specializzata nella meccanica di precisione, impiega circa 400 persone. Una realtà occupazionale importante in una regione, il Locarnese, dove il problema della disoccupazione è sentito più che altrove.

L'azienda ha licenziato 40 residenti in Ticino e 4 frontalieri. La scelta è caduta su lavoratori ultracinquantenni. Secondo l'Unia l'Agie non avrebbe voluto accollarsi i costi di un piano sociale che avrebbe potuto prevedere il pensionamento anticipato per gli operai disoccupati. Giuliano Bignasca, presidente della Lega dei Ticinesi, considera la decisione della Agie un affronto: Bisogna occupare la fabbrica - ha esclamato il leghista - dobbiamo passare alle maniere forti".

I 40 ticinesi licenziati sono per Bignasca uno scandalo: "E' ora di passare all'azione, chiudiamo l'Agie e muriamo il direttore in ufficio", quello che è successo è una cosa inaudita! Quello che abbiamo detto per i bilaterali si sta avverando, ogni giorno di più".

Secondo Bignasca il primo provvedimento da adottare è l'astensione dal pagamento della cassa pensioni per un anno: "Una moratoria, non paghiamo più la cassa pensioni per un anno. Se facessimo così avremmo due vantaggi, il primo è che non perderemmo più soldi in borsa, il secondo è che le aziende avrebbero più soldi per sè perché sono molte a non essere più disposte a pagare il 16% di contributo per il secondo pilastro".

"Bisogna arrivare al dunque - ha concluso Bignasca - ora basta".       
 

Foto apertura: Ti-Press

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