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LOSONEAgie, sui 44 licenziati 40 i ticinesi. Unia: “Intervenga il Governo”

20.02.09 - 14:20
Tipress / Samuel Golay
Agie, sui 44 licenziati 40 i ticinesi. Unia: “Intervenga il Governo”

LOSONE - 44 operai, ultracinquantenni, di cui 40 residenti e 4 frontalieri lasciati a casa. Il dramma della disoccupazione non risparmia la AGIE, nota azienda del gruppo Georg Fischer che ha la sua sede produttiva a Losone da oltre 50 anni. Un'azienda leader nel settore della meccanica di precisione che sconta la crisi che ha investito tutto il settore industriale negli ultimi mesi. Il sindacato Unia però non crede che i licenziamenti siano dovuti alla crisi: "Qui la crisi non c'entra - ha detto Rolando Lepori sindacalista Unia di Locarno - si è arrivati a questo punto per colpe dovute a strategie sbagliate dei manager dell'azienda".

Nell'area adiacente all’AGIE questa mattina i dipendenti licenziati hanno manifestato il proprio disappunto: "chiediamo innanzitutto alla direzione di ritirare i 44 licenziamenti inoltrati al personale mercoledì mattina - ha dichiarato Lepori". Ma la richiesta non si ferma qui. "Siamo intenzionati ad aprire un dibattito pubblico tra AGIE, i cittadini e le autorità di Losone sulla responsabilità sociale di questa azienda" che nella zona rappresenta un importante datore di lavoro. Inoltre Lepori auspica che "il Consiglio di Stato si impegni con la stessa fermezza per risolvere questo caso come ha fatto con le officine di Bellinzona".

Il Locarnese è distretto in cui sono più alte le percentuali di disoccupazione rispetto ad altre regioni del cantone. Una mancanza di lavoro endemica che vedrà nuovi disoccupati iscritti all'Ufficio Regionale di Collocamento. In questa situazione spicca il fatto che a perdere il posto di lavoro siano 40 residenti in Ticino sui 44 licenziati. "Tutti i lavoratori sono uguali - ha spiegato Lepori - ma è normale pensare che questa ditta abbia scelto di licenziare ultracinquantenni e residenti in Ticino per evitare di assumersi i costi sociali di questa scelta. Non si sono degnati neppure di garantire un piano ponte per questi lavoratori affinché possano essere accompagnati alla pensione". Ancora una volta è quindi lo Stato che si accolla i costi di licenziamenti che riguardano personale residente in un'azienda dove prevale il numero di lavoratori frontalieri: "Diciamo che percentualmente i frontalieri impiegati, sugli oltre 400 dipendenti, supera il 50% delle unità, mentre in minoranza sono i residenti. E' chiaro che qualcuno che ha l'interesse di sollevare la questione su questa realtà lo può fare. Ripeto, per noi sono tutti lavoratori, ma è certo che questa decisione dimostra la poca sensibilità della direzione di questa ditta".

Direzione che questa mattina ha impedito l'accesso a una delegazione di sindacati di consegnare una lettera in cui si chiede di rivedere le proprie posizioni: "In modo molto gentile abbiamo chiesto di consegnare brevi mano una consegna, ma la vigilanza ci ha impedito di entrare. Fatti loro, se la leggeranno oggi sui mass media".

p.d'a.

Foto d'apertura: Tipress / Samuel Golay

 

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