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ZURIGODopo il blitz alla moschea An'Nur si pone il problema degli imam stranieri

04.11.16 - 10:42
Gli imam provenienti da paesi terzi sono autorizzati a lavorare in Svizzera, a condizione che parlino tedesco. Ma possono venire in qualità di turisti. Abbiamo bisogno di controlli più severi?
Dopo il blitz alla moschea An'Nur si pone il problema degli imam stranieri
Gli imam provenienti da paesi terzi sono autorizzati a lavorare in Svizzera, a condizione che parlino tedesco. Ma possono venire in qualità di turisti. Abbiamo bisogno di controlli più severi?

WINTERTHUR - Dopo l'arresto dell'imam etiope che, predicando nella moschea An'Nur a Winterthur, chiedeva l'uccisione di quei musulmani che rifiutano di partecipare alle preghiere comuni, si pone nuovamente il problema della sicurezza.

Lo scorso dicembre un iracheno aveva fatto notizia per aver promosso le idee dello Stato islamico in diverse moschee svizzere. La preghiera del venerdì, a cui partecipavano prevalentemente turchi, era andata sempre più degenerando in «discorsi di propaganda del partito AKP». L'imam voleva che le donne indossassero il velo e mostrava diversi pregiudizi nei confronti dell'Occidente.

Per predicare in Svizzera, però, un imam deve soddisfare determinati requisiti. Ha bisogno di un permesso di soggiorno e di lavoro presso l'Ufficio cantonale per la migrazione e l'integrazione. Ma prima deve provare la propria competenza della lingua tedesca (deve essere in possesso di un certificato di livello B1). Se l'imam non soddisfa questo requisito deve impegnarsi a dimostrare entro un anno il livello richiesto. Se non lo fa, il Consiglio per l'immigrazione può ritirargli il permesso.

Il permesso non serve - Questo del permesso, tuttavia, sarebbe un limite facilmente aggirabile, secondo Saida Keller Messahli, del Forum per un Islam progressista. «La maggior parte degli imam con un'ideologia radicale viaggia con un visto turistico e si sposta regolarmente in qualità di predicatore itinerante». Quindi non parla tedesco e non conosce la cultura locale.

Pertanto Messahli chiede che le moschee, per ospitare imam stranieri, debbano prima presentare una domanda alle autorità. Il certificato che attesta la lingua, insomma, non sarebbe sufficiente. «Le autorità cantonali devono esaminare se il richiedente il permesso non abbia legami con gli estremisti islamici».

Messahli prosegue: «La Svizzera dovrebbe prendere da esempio l'Austria, che ha una legge ad hod da oltre un secolo. Dobbiamo e imparare per definire a livello legislativo, linee guida chiare. Che dovrebbero includere la formazione degli imam.

Dello stesso parere è la consigliera nazionale PPD Ida Glanzmann-Hunkeler. «L'ingresso di fondamentalisti e l'appartenenza a questi gruppi dovrebbe essere vietata. Non vogliamo predicatori di odio in Svizzera». Anche Glanzmann è d'accordo: «Qualcuno deve controllare. Bisognerà capire chi».

Önder Günes, rappresentante della FIDS, la Federazione delle organizzazioni islamiche svizzere, chiede che non vengano fatte generalizzazioni: «Non possiamo gettare nel calderone tutti gli imam provenienti da paesi terzi».

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