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Sanità-InnovativaLa Clinica Hildebrand: uno sguardo al futuro della riabilitazione

06.12.23 - 15:11
Intervista al Direttore: Sandro Foiada
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Clinica Hildebrand
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La Clinica Hildebrand: uno sguardo al futuro della riabilitazione

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Intervista al Direttore: Sandro Foiada

Direttore di uno dei più importanti centri svizzeri nel settore della riabilitazione, Sandro Foiada è qui oggi per un'intervista sulla clinica che dirige, ovvero la prestigiosa Clinica Hildebrand Centro di riabilitazione Brissago, che si propone di soddisfare i complessi bisogni di chi necessita di percorsi riabilitativi.

Attrezzata e all'avanguardia, questa clinica è uno dei pochissimi centri che si avvale della robotica, integrata con consapevolezza alla professionalità dei medici, infermieri e terapisti che si fanno carico del paziente, dall'ingresso alla dimissione.

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Buongiorno Sandro, per cominciare questo momento, le chiedo una breve presentazione personale.

Sono Sandro Foiada, nato e cresciuto a Contone. Ho completato le scuole dell'obbligo in Ticino, fino a conseguire la maturità a Bellinzona, dopodiché mi sono trasferito a Basilea per studiare economia. Qui ho vissuto per 27 anni e ho lavorato soprattutto nel settore assicurativo, ricoprendo il ruolo di direttore delle risorse umane.

Nel 2012, sono tornato in Ticino con la mia famiglia. Per sei anni sono stato direttore dell'Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli, dello IOSI e dell'Istituto Pediatrico della Svizzera Italiana. Da cinque anni, invece, ricopro la posizione di direttore, qui alla Clinica Hildebrand.

 

Ci racconta la storia della Clinica?

La Clinica Hildebrand ha aperto i battenti nel 1963 grazie al lascito della signora Elsa Hildebrand, quindi esiste da sessant'anni, ma già nel 1955 la signora aveva creato la Fondazione William Hildebrand, in memoria di suo padre adottivo.

La Fondazione nasce dalla sua passione per il settore sanitario, che risale a quando suo padre, di origine germanica, ma naturalizzato svizzero nel 1901, creò un centro di convalescenza per gli ufficiali austroungarici ad Arco, sul Lago di Garda. In seguito, acquistò terreni qui a Brissago, dove attualmente sorge la struttura della clinica, e quando morì nel 1947, l'eredità passò alla figlia, che non avendo eredi, creò una Fondazione con cui continuare l'opera iniziata dal padre.

Questa Fondazione, dunque, è ancora oggi responsabile della clinica, che porta avanti la missione degli Hildebrand. La Fondazione è indipendente, privata e senza scopo di lucro.

 

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Potrebbe gentilmente descriverci la gamma dei servizi riabilitativi offerti?

Abbiamo un totale di 120 posti letto, di cui 105 finanziati dal Cantone. La clinica offre quattro tipologie di riabilitazione stazionaria: quella neurologica, che rappresenta oltre il 65% delle nostre attività, quella muscolo-scheletrica, che costituisce il 25%, e quella cardiovascolare, che rappresenta il 10%. Inoltre, sebbene in misura minore, offriamo anche riabilitazione psicosomatica. Per tutte e quattro le tipologie abbiamo uno specifico mandato cantonale.

Per dare un'idea della nostra attività, posso dire che, nel corso del 2022, abbiamo accolto e riabilitato ben 1’180 pazienti stazionari.

Inoltre offriamo anche attività di day hospital, clinica diurna, e terapia ambulatoriale. Il tutto viene completato con ambulatori medici in medicina interna/geriatria, neurologia, fisiatria e cardiologia.

 

Quali sono i principali servizi che offrite al pubblico?

Ciascuna tipologia di riabilitazione è gestita da un team multiprofessionale coordinato dai medici. Ogni squadra include terapisti, come fisioterapisti, ergoterapisti, neuropsicologi, logopedisti e infermieri, che partecipano attivamente alla riabilitazione. Inoltre, è coinvolto anche il servizio sociale, che assiste il paziente nel delicato periodo di transizione fra il ricovero in clinica e il ritorno a casa o il passaggio verso una struttura adeguata come può essere una casa anziani.

Il team multiprofessionale si riunisce settimanalmente per discutere ogni caso e valutare se il piano d’azione riabilitativo scelto per ciascun paziente sia appropriato o va adattato. Questa condivisione è fondamentale, poiché l'obiettivo ultimo è quello di riportare il paziente alle sue funzionalità fisiche e cognitive, prima del rientro a domicilio.

 

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Nel 2015 avete inaugurato il Centro Parkinson della Svizzera italiana. Potrebbe fornirci ulteriori dettagli?

Il Centro Parkinson è stato aperto in collaborazione con l'Istituto di Neuroscienze della Svizzera Italiana e, in particolare, con il professor Alain Kaelin. Questo centro è l'unico del genere in Ticino e si occupa soprattutto della cura dei pazienti con Parkinson nel setting stazionario.

Per i pazienti Parkinson è necessario adeguare i farmaci e il loro dosaggio. Inoltre, c'è da considerare il fatto che il soggiorno presso una clinica come la nostra offre la possibilità di un maggior recupero fisico, reso necessario a causa del deterioramento muscolare causato dalla malattia.

Concludendo, questo periodo di degenza regala ai pazienti anche un'altra opportunità, ovvero quella di affrontare in totale sicurezza sia i cambiamenti terapeutici, sia quelli relativi al recupero fisico, indispensabile prima di tornare a casa.

In generale collaboriamo molto attivamente con il servizio di Neurologia di Lugano, perché molti pazienti, prima di arrivare da noi per la riabilitazione, passano dalla loro Stroke Unit, p.es. se sono stati colpiti da un ictus. La durata del soggiorno di un paziente neurologico è variabile, ma in media si aggira sui 40 giorni.

In un processo di guarigione equilibrata e duratura, quanto conta curare corpo e mente allo stesso tempo?

Questa è una domanda che richiede una risposta molto ampia. In realtà, è rilevante per qualsiasi tipo di malattia. La salute del corpo e quella della mente, infatti, sono strettamente interconnesse. Qui, nella nostra struttura, abbiamo la fortuna di avere spazi aperti vicino al lago, che contribuiscono positivamente al benessere dei pazienti. La vista del lago e l'ambiente, infatti, influiscono in modo benefico sulla loro salute mentale.

Naturalmente, siamo molto concentrati sull'aspetto fisico, ma offriamo anche servizi psicologici e neuropsicologici per affrontare le sfide mentali. Quando il corpo sta male, spesso anche la mente ne risente. C'è una reciprocità tra queste due dimensioni e il nostro team clinico lavora per mantenere un sano equilibrio.

Durante il loro soggiorno, i pazienti vengono monitorati costantemente da diversi specialisti, il che ci permette di intervenire tempestivamente se qualcosa inizia a non andare come dovrebbe.

 

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Quali sono le sfide più rilevanti che la medicina riabilitativa dovrà affrontare nel prossimo futuro?

Le sfide che dobbiamo affrontare sono molteplici. Come direttore di una clinica, uno dei compiti più impegnativi riguarda il bilancio dei costi. Questo è un tema delicato, poiché i costi delle assicurazioni sanitarie aumentano. La realtà è che, nonostante le tariffe concordate con gli assicuratori malattia, è sempre più difficile riuscire a finanziare gli indispensabili investimenti per il rinnovamento della struttura.

Anche se riusciamo a coprire i costi operativi, infatti, spesso mancano le risorse per rinnovare la clinica, che lo ricordo, ha sessant'anni e necessita sia di manutenzione ma anche di ammodernamento. Ma questa sfida non riguarda solo noi, poiché è una difficoltà che incontrano tutte le strutture sanitarie, di qualsiasi genere.

Un'altra sfida, poi, è legata all'invecchiamento della popolazione. Man mano che la popolazione invecchia, infatti, la richiesta di riabilitazione aumenta. Inoltre, anche le malattie neurologiche sono strettamente correlate all'età dei pazienti e questo fatto porta a un incremento della domanda di servizi riabilitativi.

Infine, dobbiamo affrontare anche le sfide legate alla ricerca di personale qualificato, perché nel nostro settore poter contare su specialisti di settore è essenziale. Fortunatamente, grazie anche alla vicinanza con l'Italia, in Ticino abbiamo ancora un bacino di professionisti da cui attingere, ma so per certo che alcune regioni della Svizzera interna hanno notevoli difficoltà a trovare personale sanitario. In Ticino si stanno facendo sforzi formativi importanti per diverse categorie, come p.es. per gli infermieri. Questo è altresì importante dato che l’Italia si sta attrezzando per poter trattenere il suo personale sanitario. Dobbiamo monitorare bene questa evoluzione.

 

In cosa la Clinica Hildebrand si distingue dalle altre strutture sanitarie in Ticino?

Innanzitutto, dal fatto che la medicina riabilitativa ha una prospettiva più a lungo termine rispetto agli ospedali per acuti: in queste strutture, infatti, la degenza media è di circa 5-6 giorni, mentre da noi arriva a essere di 40 giorni per la riabilitazione neurologica, di 28 giorni per quella muscolo-scheletrica e di 24 giorni per quella cardiovascolare.

Questo perché ci occupiamo di protocolli di cura che richiedono più tempo. Questo implica un rapporto molto stretto con i pazienti e i loro famigliari. È gratificante assistere ai progressi che compiono nel corso del trattamento. Spesso, infatti, arrivano in barella ed escono sulle loro gambe ed essere presenti a questi momenti è ciò che rende la medicina riabilitativa un'esperienza significativa che fa la differenza.

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Definite il vostro centro come “tecnologicamente innovativo”. Come applicate la tecnologia alle cure?

Quest'anno, abbiamo fatto importanti passi avanti con l'acquisizione di quattro dispositivi per la riabilitazione robotica assistita, strumenti che consentono un recupero sia funzionale, sia cognitivo. La realtà virtuale, gli schermi e le immagini sono ormai familiari a molte persone, soprattutto ai più giovani. Gli esercizi sono pensati per essere divertenti e coinvolgenti, rendendo la terapia più efficace. Ovviamente, questi dispositivi non sostituiscono i terapisti, ma sono a complemento con loro per il recupero del paziente.

Inoltre, stiamo collaborando con il Politecnico Federale di Zurigo su strumenti robotici per la riabilitazione.  Al momento abbiamo l'obiettivo di sviluppare un dispositivo di recupero per la mano dei pazienti che hanno subito un ictus. Questa collaborazione, con un'istituzione di altissimo livello, ci consente di rimanere all'avanguardia anche nel campo dell'innovazione.

 

Per concludere, quali sono i vostri obiettivi futuri e come prevedete di raggiungerli?

Dopo sessant'anni a Brissago, il nostro obiettivo più importante è l'apertura a fine anno di un ambulatorio a Lugano, nel centro della città, in Via Pretorio. Abbiamo già identificato gli spazi necessari e stiamo lavorando per allestirli. Questo ci consentirà di offrire ai nostri pazienti che vivono nel Sottoceneri la possibilità di continuare le terapie con i nostri terapisti, anche quando lasciano la clinica, nell'ottica di poter garantire qualità e continuità nei trattamenti di cura.

Inoltre, forniremo servizi specialistici come neuropsicologia e logopedia, che come abbiamo appurato, sono spesso scarsi sul territorio. Insomma, vogliamo espanderci per il bene dei nostri pazienti e lo stiamo facendo con grande entusiasmo.


Questo articolo è stato realizzato da Associazione EKUOS, non fa parte del contenuto redazionale.
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