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LUGANOPeran: fatture da 2,3 milioni di euro a Ferlaino per il rischio d’immagine

03.10.16 - 18:02
Raffaele Russo, ex collaboratore dello storico patron del Napoli, ha testimoniato al processo contro Xenia Peran
Foto Tipress
Peran: fatture da 2,3 milioni di euro a Ferlaino per il rischio d’immagine
Raffaele Russo, ex collaboratore dello storico patron del Napoli, ha testimoniato al processo contro Xenia Peran

LUGANO - «Durante una riunione mise sul tavolo alcune fatture, di queste tre erano da oltre 700mila euro ciascuna», ha raccontato Raffaele Russo, manager ed ex amministratore del gruppo Ferlaino. Nel processo davanti alle Assise criminali, il supertestimone venuto appositamente da Napoli ha scaricato le sue bombe, ovvero il racconto di una riunione tenutasi il 23 aprile 2010 nello studio della legale in piazzetta San Rocco a Lugano. «L’avvocata Peran si è rivolta con tono intimidatorio all’ingegner Ferlaino, gli ha detto che lei non poteva escludere che lui fosse un camorrista e che i soldi che portava fossero profitti di attività illecite».

«Danno reputazione» - Il compenso pattuito tra Ferlaino e la Peran per la gestione di una società fondata in Svizzera, secondo Russo, era di circa 10mila franchi e 6-7mila euro l’anno. Perché dunque tre fatture milionarie? «La Peran disse: Mi dovete pagare il rischio reputazionale che io ho corso e che io sto correndo». La risposta di Ferlaino è stata: «Come si permette di dire che sono un camorrista, io sono un imprenditore da sempre rispettato e rispettabile». L’imprenditore campano, poi, ha deciso di andarsene.

Come trovare i soldi - «Io so come recuperare queste somme: lei ha un palazzo a Napoli e delle ville che valgono oltre 100 milioni di euro», avrebbe detto Xenia Peran secondo il testimone. Raffaele Russo in aula ha raccontato quello che appare un ricatto vero e proprio: «La Peran ci ha detto: Mi dovete pagare altrimenti potrei trasmettere questa documentazione in Italia e i danni in cui potreste incorrere sarebbero ben maggiori».

Il secondo incontro - Successivamente vi è stato un ulteriore incontro tra gli uomini di Ferlaino e la Peran. L’imprenditore chiedeva di rientrare in possesso delle azioni e della gestione della società amministrata dall’avvocata luganese, per questo e offrì circa 100mila euro. Ma anche in questo caso la Peran rilanciò. «Disse che quella cifra era risibile nella misura in cui lei aveva fatto valutare da uno studio di consulenza i suoi possibili onorari nell’ordine di 200mila euro all’anno, per un totale di 600mila euro», ha raccontato in aula Russo. Anche questa volta l’incontro si è risolto in un nulla di fatto, visto quanto richiesta e offerta fossero distanti.

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