S’allarga l’inchiesta sulle operazioni effettuate dal neurochirurgo dell’Ars Medica. Altre decine di pazienti si sarebbero rivolti all’ospedale civico per verifiche dopo lo scoppio del caso
GRAVESANO - La sanità ticinese sta impegnando a fondo il Ministero Pubblico. Secondo quanto riferisce oggi il Caffè, sono ormai una dozzina le denunce arrivate in procura dallo scoppio del caso. Il caso è quello del neurochirurgo dell’Ars Medica, finito sotto inchiesta, dopo che tra febbraio e lo scorso luglio il Medico cantonale e l’ospedale civico di Lugano hanno segnalato quattro presunte finte operazioni alla schiena. Va tuttavia precisato che non è dato al momento sapere se al centro delle stesse denunce ci sia sempre lo stesso neurochirurgo.
La vicenda appare, d’altro canto, ancora in evoluzione. Sarebbero infatti decine i pazienti che si sono rivolti al nosocomio pubblico per far luce su operazioni o trattamenti effettuati nella clinica. Trattamenti che evidentemente non hanno risolto il problema. La vicenda entra dunque nel terreno delle perizie mediche. A supportare l’accusa di “false operazioni”, tecnicamente “sham surgery”, ci sono innanzitutto le verifiche sui quattro casi iniziali effettuate al Neurocentro dell’ospedale civico: in tre casi, il domenicale, parla anche di operazioni filmate per risolvere il problema lamentato dai pazienti in teoria solo toccati ("si arriva a toccare l'osso ma non si esegue nessun intervento") dal neurochirurgo sotto inchiesta.