Parla l'imprenditore Stefano Artioli che ha presentato un libro con cui denuncia una città senza vita
LUGANO - «Questo è il mio personale contributo per tentare di smuovere le coscienze di tutta la società civile poiché ognuno di noi può, a proprio modo, partecipare attivamente al cambiamento». Un cambiamento che per l'imprenditore Stefano Artioli è necessario a Lugano. Una città che, a suo dire, ha perso l'anima. La sua denuncia passa da un libro - il primo di una trilogia - intitolato “meno trenta - riflessione”. Ne abbiamo parlato con lui.
Nel suo libro ne ha un po’ per tutti: edifici pubblici, PVP, aree verdi… ma dove, secondo lei, è più urgente intervenire per ridare lustro alla città?
«Bisogna cominciare dal lungolago, perché è il biglietto da visita della città. Oggi ci sono pontili arrugginiti, baracche da cantiere e la riva è trascurata da decenni. Ma in quei settecento metri arrivano visitatori da tutto il mondo».
Lei il lungolago lo immagina come «un’unica piazza affacciata sul lago». E le auto?
«La strada va interrata, per lasciare posto a spazi aggregativi, spazi di vita per cittadini e visitatori. Oggi abbiamo la Piazza della Riforma, che non è una piazza ma un parcheggio. Sul lungolago si potrebbe creare uno spazio aggregativo di tre-quattromila metri quadri. E ci vogliono anche spazi verdi. Con un po’ di progettualità, nel giro di cinque anni si può fare di tutto».
Se c’è progettualità, non mancano i ricorsi…
«Bisogna portare avanti un lavoro di persuasione, non di lotta politica. Ci vuole un obiettivo comune, con dei compromessi. Insomma, dobbiamo imparare a non fare battaglia, non fare ricorsi, non fare opposizioni. Ma dobbiamo trovare soluzioni: questa è la base per la trasformazione del nostro paese, per il successo».
Come altri, anche lei ritiene che per la rivitalizzazione del centro, bisogna riportare i cittadini a vivere in centro…
«In centro si conta una ventina di immobili di grosse dimensioni che si sono svuotati con la partenza di banche. Sono immobili che vanno trasformati. Il cittadino va riportato in centro con delle pigioni normali».
C’è un luogo di Lugano che preferisce?
«La parte più brutta del lago, quella della zona di Caprino: un riva che potrebbe essere la Portofino del Ceresio, ma dove nessuno ci spende più un centesimo. È una zona da rivitalizzare, da rendere attrattivo per il cittadino e il visitatore».
Nel suo libro si parla di una Lugano «assordata da mille voci, tanti consigli ma nessuna soluzione»: non pensa che anche il suo sia uno dei tanti consigli?
«Secondo me oggi si sente il bisogno del cambiamento. La Lugano splendida d’un tempo, che ha potuto approfittare dell’effetto delle banche, non c’è più. Bisogna trovare una strada per mettere a posto questa realtà».