Il finto apprendista continua a operare indisturbato, chiedendo soldi. Dopo l'allarme di Migros, ecco quello della ditta Sandro Sormani SA. La portavoce: «Una decina di segnalazioni nell'ultimo mese»
CASLANO – Thomas colpisce ancora. E nessuno, al momento, sembra essere in grado di fermarlo. Il ragazzo che si spacciava per apprendista della Migros di Lugano, chiedendo prestiti ai passanti, torna a fare discutere. Stavolta l'allarme arriva dalla ditta Sandro Sormani SA di Caslano, attiva nel ramo dell'edilizia. «Da fine agosto, abbiamo ricevuto una decina di segnalazioni – spiega Tahra Sacchetti, responsabile della comunicazione –. Il giovane finge di essere un nostro apprendista in difficoltà e chiede soldi in giro».
L'identikit – Alto, magro, capelli biondi, occhi azzurri, accento ticinese. Il ragazzo segnalato dall'azienda di Caslano sembra proprio quello che, qualche settimana fa, era balzato agli "onori" delle cronache in seguito all'appello di Luca Corti, portavoce di Migros Ticino. «Non parla di noi solo nella zona di Caslano – precisa Sacchetti –. Anche nel Luganese ha fatto riferimento alla nostra ditta per ottenere del denaro. In un'occasione, al quartiere Maghetti, ha detto di chiamarsi Bernasconi e di vivere a Gordola. Spesso cambierebbe nome e direbbe di abitare in località differenti, in particolare nel Sopraceneri».
Soldi per il treno – Le sue "vittime" sarebbero prevalentemente teenagers o anziani. Si presenta, dice di essere un apprendista di questa o di quell'impresa, sostiene di avere dimenticato il borsellino e di non avere i soldi per il treno o per mangiare. A volte, qualcuno si impietosisce e gli allunga una banconota. Soldi che non rivedrà mai più. «Non so quanta gente gli abbia dato denaro – dice Sacchetti –. Alcune persone mi hanno riferito di avergliene dato».
Attivo da almeno un paio d'anni – Stando ad alcune testimonianze, il fantomatico Thomas opererebbe con queste modalità da almeno un paio d'anni. Qualcuno l'avrebbe pure già segnalato alla polizia. Chi è davvero Thomas? E perché vive in queste condizioni? E, soprattutto, perché nessun servizio sociale interviene per frenare il suo disagio?