Decine di frontalieri giocano col fuoco pur di non allungare (di molto) il tragitto casa-lavoro. Lasciano l’auto sulla strada e ne recuperano un’altra nella zona oltre lo smottamento
CAMEDO/RE – Rischiano la vita ogni santo giorno, aggirando quella frana che non li lascia più percorrere il tragitto casa-lavoro in tempi accettabili. Decine di frontalieri stanno giocando col fuoco nella frazione di Meis, tra Re e Camedo. Lì, lo scorso primo aprile, la montagna ha tolto la vita a una coppia di locarnesi. E da lì, a oltre un mese di distanza, è ancora impossibile passare. Sia con l’auto, sia col treno. Ecco perché c’è chi, pur di non allungare esponenzialmente il percorso per recarsi a lavorare, decide di sfidare la natura. Nonostante i chiari cartelli che indicano una situazione di persistente pericolo.
Incubo Cannobina – Costretti a fare i salti mortali a causa delle inadempienze delle autorità. «Lascio la macchina da una parte. E poi mi faccio venire a prendere da un amico dall’altra – racconta un frontaliere – è l’unica soluzione. Altrimenti ci metterei un’ora in più ad arrivare al lavoro. E già ci mettevo parecchio senza la frana». In tanti vogliono evitare la Cannobina. E il conseguente traffico sulla litoranea di Brissago. C’è addirittura chi si è ingegnato con due auto proprie. Una lasciata da una parte. L’altra parcheggiata sul lato opposto alla frana.
Tre modi per mettersi in pericolo – Il vero problema è che per raggiungere tale scopo, sono tre le possibili alternative: o attraversare direttamente il luogo della frana, o passare dalla zona dei binari, altrettanto pericolante, oppure attraversare una mulattiera nei boschi, nella zona della frazione di Olgia. «Siamo a conoscenza dei fatti – ammette il sindaco di Centovalli, Ottavio Guerra – tuttavia, questo fenomeno si verifica su suolo italiano. Non è dunque di nostra competenza».
La segnaletica è chiara – Tocca al sindaco di Re, Oreste Pastore, inquadrare la situazione. «È vero. C’è chi sta attuando simili stratagemmi, per non allungare ulteriormente il percorso casa-lavoro. Ed è un problema, perché tutta la zona al momento è ancora a rischio. Queste persone si mettono in pericolo. Soprattutto nei giorni di pioggia. La segnaletica parla chiaro. Ma non possiamo nemmeno mandare i carabinieri tutti i giorni a controllare che i frontalieri non rischino la vita».
Disagio e imbarazzo – Pastore non nasconde il proprio imbarazzo. «Tutta questa storia mi mette a disagio. Si sarebbe dovuto intervenire molto prima. Adesso stiamo pagando le conseguenze di quello che non è stato mai fatto in precedenza. I nostri operai lavorano ininterrottamente per ripristinare la situazione. Forse verso fine maggio la strada potrebbe essere riaperta. Per la ferrovia, invece, non si sa. Ci sono tanti problemi a cui fare fronte. Quello dei frontalieri che si mettono in pericolo attraversando la frana è solo uno di questi. Cosa dovremmo fare? Chiudiamo un occhio, puntando alle priorità e sperando che, per colpa di questi temerari, non capiti una nuova tragedia».