La stampa d'oltre Gottardo sottolinea la bocciatura dell'iniziativa, ma assicura: «Il tema si riproporrà anche in futuro»
BERNA - «Schiaffo, fiasco, sculacciata», vero «imbarazzo», grave sconfitta: la stampa svizzera non lesina in metafore per descrivere la bocciatura dell'iniziativa UDC sull'autodeterminazione. Ma il no popolare non deve essere interpretato come un «assegno in bianco» alle istituzioni e la questione dei rapporti fra diritto internazionale e nazionale si riproporrà anche in futuro.
«Gli svizzeri sono stati benevoli, modesti e realistici», afferma Der Bund. E «non sono così stupidi da abboccare ad ogni esca», aggiunge il Blick. «Dal terremoto del febbraio 2014 e dalle sue conseguenze politiche, una certa Svizzera non intende più farsi cogliere di sorpresa dall'UDC», dice lematin.ch.
«Questo risultato dimostra inoltre che la Svizzera non è sensibile a tutte le forme di populismo», secondo il giornale online Republik. Questa volta l'UDC lo ha imparato a proprie spese. Questa votazione «è la prova che è possibile invertire gli schemi semplicistici dell'UDC, se ci si impegna e si conduce una campagna attiva», scrive Le Quotidien jurassien.
Eppure «lo scopo dell'iniziativa era del tutto legittimo: si concentrava sulla sovranità nazionale e sul suo rapporto con il diritto internazionale in un mondo globalizzato», sottolineano La Liberté, Le Nouvelliste e Arcinfo. Ma la «soluzione semplicistica dell'UDC mirava soprattutto a far applicare alla lettera le proprie iniziative, facendone una sorta di legislatore supremo», aggiunge Le Temps. Una forzatura che non è passata inosservata dall'elettorato, ha rilevato la NZZ.
Il rifiuto emerso ieri dalle urne non è però «un assegno in bianco», avvertono La Liberté e Luzerner Zeitung. Perché «ciò che gli svizzeri hanno votato domenica è un approccio pragmatico, negoziato su una base ad hoc il più vicino possibile agli interessi nazionali. Il voto non è in alcun modo una dichiarazione d'amore per un'Unione europea in piena crisi», riassume La Tribune de Genève.
Per la NZZ e il Tages-Anzeiger il risultato dimostra una certa fiducia nelle istituzioni del paese. I cittadini non hanno «nessun motivo per limitarne il potere discrezionale», ma la questione di come un paese con una democrazia diretta debba posizionarsi in merito al diritto internazionale rimane aperta. Questo «no», secondo le pubblicazioni del gruppo CH Media, può essere inteso anche come un «sì» indiretto alla soluzione trovata da parlamento e governo per l'attuazione dell'iniziativa sull'immigrazione di massa, «ma non è un lasciapassare per i sostenitori dell'accordo quadro con l'Ue».
Oggi «la sessione invernale delle Camere federali inizierà in un'atmosfera più rilassata, più vicina allo spirito natalizio e con meno arroganza da parte della baronia zurighese dell'UDC», sottolinea ancora lematin.ch. Lo «schiaffo» è stato evidente, ma non lascia prevedere «un declino della formazione blocheriana» visto il successo nel mondo del sovranismo di estrema destra, scrive Le Courrier.