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Lugano's Plan ₿La cultura dietro Bitcoin: il movimento Cypherpunk

09.11.23 - 06:30
 
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La cultura dietro Bitcoin: il movimento Cypherpunk

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Il tema è stato approfondito da Paolo Ardoino, Adam Back e Philip Zimmermann nel corso di uno dei più entusiasmanti panel del Plan ₿ Forum 2023

Se abbiamo già sentito parlare di “Cyberpunk”, non lasciamoci trarre in inganno dall’assonanza: essere “Cypherpunk” vuol dire tutt’altro, ed è la cultura prevalente tra gli appassionati di Bitcoin e i suoi pionieri. Sebbene i termini "cyber" e "cypher" siano simili, infatti, si riferiscono a cose diverse. "Cyber" si riferisce tipicamente alla tecnologia o alle reti informatiche, mentre "cypher" si riferisce a codici o crittografia.

Il cyberpunk è un genere di fantascienza che è apparso per la prima volta negli anni '80, definito da un futuro distopico in cui la tecnologia all'avanguardia è frequentemente impiegata per fini malvagi, e dove la società è governata da corporazioni o governi spietati. In contrasto, il movimento cypherpunk è emerso negli anni '90 come corrente politica e sociale centrata sull'uso della crittografia e di altre tecnologie per proteggere la libertà personale e la privacy.

I cypherpunk, infatti, sostengono che mantenere l'autonomia individuale e la libertà politica richiede la capacità di comunicare e condurre affari online senza essere soggetti a sorveglianza governativa o aziendale. Sebbene alcuni dei cupi panorami futuri prevalenti nel cyberpunk siano condivisi dal cypherpunk, quest’ultimo movimento è più interessato a sfruttare la tecnologia per favorire una società aperta e decentralizzata.

Migliorare la privacy per garantire uno sbocco al cambiamento sociale e politico: questa è la sostanza di tale cultura, ampiamente celebrata nell’edizione 2023 del Lugano’s Plan ₿ Forum, che tra il 20 e 21 ottobre scorsi ha attirato nella città in riva al Ceresio oltre duemila persone arrivate da ogni parte del mondo. Così, per fare il punto sul suo stato di salute, è stato organizzato, nel corso della manifestazione, un panel, moderato dallo scrittore Jimmy Song, di cui sono stati protagonisti, insieme al CEO di Tether, Paolo Ardoino, l’informatico e crittografo inglese oltreché CEO e cofondatore di Blockstream, Adam Back, nonché Philip Zimmermann, entrambi icone del movimento, come abbiamo già avuto modo di raccontare su queste pagine.

 

La travagliata vicenda del PGP di Zimmermann

Proprio quest’ultimo si è visto concedere maggiori spazi per raccontare la storia della sua vita: un cammino che ha raggiunto la vetta più alta quando, appunto, Zimmermann è diventato una celebrità per aver creato il Pretty Good Privacy (PGP), cioè uno dei primi programmi di cifratura delle e-mail disponibili al pubblico, rivoluzionando, di fatto, il modo in cui le persone possono proteggere le loro comunicazioni. «Volevo già svilupparlo negli anni ’80 - ha raccontato nell’auditorium del Palazzo dei Congressi di Lugano -. Quella prima versione del programma aveva dei problemi, ma, come molti ingegneri, ero un ottimista patologico e, addirittura, mi ero prefissato di svilupparlo in soli 3 mesi, salvo poi rinunciare, rimandare». Il pioniere della cybersecurity ha snocciolato, inoltre, alcuni aneddoti che lo hanno coinvolto dopo aver messo, finalmente, in circolazione il suo PGP: «Avevamo creato un modello di fiducia distribuita, decentralizzata: qualcosa in cui credere. Solo che, a un certo punto, degli emissari del governo statunitense mi hanno raggiunto telefonicamente, facendomi sapere che avrebbero voluto farmi qualche domanda su questo software. Pensavo che volessero implementarlo, così io iniziai a fare una sorta di tutorial telefonico. Ma volevano un colloquio faccia a faccia, non delle istruzioni per utilizzarlo. Insomma - ha proseguito Zimmermann - alla fine ho dovuto prendere un avvocato, perché mi sono sottoposto a una… “intervista”: era chiaro che volessero aprire un caso con l’obiettivo era spedirmi in prigione. L’unico a non crederlo era il mio legale che, dopo tre anni di processo, fortunatamente, ha avuto ragione».

 

L’omaggio del Forum alle icone Cypherpunk

Storie di rivoluzioni, insomma, che hanno dato una direzione netta al mondo della privacy e all'evoluzione di Internet. E che, nel corso del panel, si sono intrecciate, esaltando il pubblico presente. Così Ardoino, riguardo al PGP, ha aggiunto che questo si è rivelato «fondamentale» per lo sviluppo della sua conoscenza informatica e crittografica: «quando l’ho visto, ho esclamato “wow”». Adam Back ha aggiunto addirittura che «forse la creazione del PGP ha aiutato Satoshi Nakamoto nell’invenzione di Bitcoin», stimolando un applauso sentito e spontaneo della platea. Infine, prima del momento dedicato alla celebrazione artistica delle icone dell’universo Cypherpunk - alcuni dei massimi esponenti di questo intrigante mondo ai quali sono stati dedicati dei ritratti - Philipp Zimmermann ha pure sottolineato quanto ancora oggi le e-mail siano vulnerabili: «Capita anche a me di inviare, in alcuni casi, dati sensibili via posta elettronica, ma utilizzo sempre protocolli specifici per proteggermi. In breve, a me piacerebbe abbandonarle completamente perché, se la chiave privata è compromessa, allora tutte le informazioni accumulate nel tempo sono accessibili da terzi e a rischio».


Questo articolo è stato realizzato da Lugano's Plan ₿, non fa parte del contenuto redazionale.
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