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Il Centro per rimpatri di Roma a gestione svizzera (e perché se ne parla)

Domenica un 22enne che si trovava nella struttura si è tolto la vita, riportando i riflettori su uno dei centri più problematici d'Italia
Domenica un 22enne che si trovava nella struttura si è tolto la vita, riportando i riflettori su uno dei centri più problematici d'Italia

La scorsa domenica una persona è stata trovata senza vita nel Centro per rimpatri (Cpr) "Ponte Galeria" di Roma. La struttura in questione è stata oggetto recentemente ma anche negli scorsi anni di inchieste condotte da alcuni media italiani che cercavano di illustrare quali fossero e quali siano le condizioni di vita per le persone che vi sono detenute. Da due anni a questa parte il Cpr romano è gestito dalla filiale italiana di una realtà svizzera: la Organisation for Refugee Services (Ors).

Una storia lunga un decennio - La morte del ragazzo di 22 anni, che si è tolto la vita e ha lasciato un biglietto in cui, tra le altre cose, criticava le autorità italiane - «Non capiscono niente, solo i soldi» -, ha riacceso i riflettori su quello che viene considerato uno dei centri più problematici d'Italia. Sbarre come porte e un solo telefono per comunicare con l'esterno a disposizione per le 95 persone ivi detenute.

A testimonianza delle condizioni precarie in cui lavorano gli operatori e vivono i detenuti, nel 2013 alcune delle persone che vi erano ritenute in attesa di rimpatrio - che può anche essere molto lunga in assenza di accordi tra i Paesi - si erano cucite la bocca con ago e filo in segno di protesta, proprio per l'infinito e imprecisato tempo di permanenza. Solo tre anni prima, riporta IlPost, si era auspicato di chiuderlo in assenza di una gestione che garantisse «la dignità umana».

IMAGOCpr Ponte Galeria, 2014

Accuse... fondate? - Da allora sono passati oltre 10 anni e la situazione non sembra essere cambiata. E in un articolo del 2023, apparso su LaStampa, la senatrice Ilaria Cucchi indicava che l'attuale gestione del centro è sì intestata a Ors Service Ag, ma aggiungeva che in Italia non avesse nessuna sede operativa e che la sua sede legale fosse registrata in uno studio di commercialisti. La senatrice inoltre aggiungeva che «quanto più sono i migranti e quanto più lungo è il periodo di tempo in cui vi sono reclusi, tanto più alti sono i profitti della Compagnia».

Accuse a cui Ors risponde che «oltre alle sedi operative nei rispettivi centri, la sede legale di Ors Italia si trova a Roma, dove la società è anche legalmente registrata». Aggiungendo di non commentare «le dichiarazioni politiche».

La vita nel centro - Rispetto alla situazione del centro, Ors ci spiega di fornire assistenza medica e supporto nella vita quotidiana. «I residenti sono persone che non hanno uno status di residenza regolare e quindi soggiornano in Italia in modo irregolare o illegale. Ors non ha alcuna influenza sulle procedure di asilo e non è responsabile della scelta delle persone da trasferire al Cpr. Tutti i residenti sono assistiti nel quadro delle possibilità legali e dei servizi concordati con la prefettura».

Al di là di ciò è lo Stato italiano a essere «responsabile delle limitazioni alla circolazione dovute allo status di residenza e delle condizioni infrastrutturali del centro. I carabinieri e le forze armate sono responsabili della sicurezza».

L'organizzazione si dice dispiaciuta per le «difficili situazioni di vita dei residenti nel centro» e che queste possano portare a reazioni quali «violenza, autolesionismo, suicidio o proteste. Il suicidio dello scorso fine settimana è un grande peso anche per il nostro personale, a cui è stato fornito supporto psicologico».

IMAGOCpr Ponte Galeria, 2014

Davvero tanti psicofarmaci - In ragione, poi, di un'inchiesta del 2023 di Altreconomia che illustrava che il 51% della spesa medica della struttura romana consistesse nell'acquisto di psicofarmaci, Ors precisa che «molti residenti hanno già problemi di dipendenza o un'anamnesi medica che richiede l'assunzione di farmaci prima di essere ammessi al Cpr. I farmaci prescritti in precedenza vengono resi disponibili anche durante il soggiorno nella struttura e dispensati sotto controllo medico».

E conclude: «L'assistenza fornita nel Cpr in difficili condizioni viene regolarmente verificata da organizzazioni interne ed esterne, comprese le autorità governative. Il nostro lavoro si basa sulle normative vigenti nei rispettivi Paesi europei. Data la nostra posizione politicamente neutrale, non commentiamo le decisioni politiche relative alla situazione di accoglienza dei richiedenti asilo, né in Italia né in Svizzera».

Telefono Amico - Se vorresti chiedere aiuto per te stesso/a o per una persona a te vicina, puoi chiamare il numero di sostegno 143. Il servizio è attivo 24 ore su 24 in Ticino e Grigioni italiano.


Appendice 1

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IMAGOCpr Ponte Galeria, 2014

IMAGOCpr Ponte Galeria, 2014

IMAGOCpr Ponte Galeria, 2014