Un gruppo di esperti in innovazione traccia un quadro a tinte decisamente meno fosche rispetto alle cronache più recenti: «Occorre tuttavia avere il coraggio di scelte radicali»
LUGANO - Un’analisi preliminare del SIDI (Swiss Institute for Disruptive Innovation - vedi box sotto) traccia per il futuro dell’aeroporto di Lugano un quadro a tinte assai meno cupe di quanto paventano le cronache più recenti. Per capirne di più ne abbiamo parlato con Pietro Veragouth, membro del board dell’istituto.
Signor Veragouth, le opinioni sul futuro dell’aeroporto di Lugano sono sempre avvolte da una cappa di negatività. Perché voi avete un parere diverso?
Riteniamo che, se il progetto fosse contestualizzato diversamente, avrebbe tutte le carte in regola per cogliere delle grandi opportunità nel medio e nel lungo termine. Occorre tuttavia avere il coraggio di scelte radicali, perché il futuro è molto più presente di quanto si creda.
Si spieghi meglio...
Elementi molto chiari ci fanno prevedere che tra 5-15 anni il panorama dei trasporti subirà enormi trasformazioni, sia sul piano terrestre che su quello aereo. Sul primo le prospettive sono piuttosto certe: volenti o nolenti la guida autonoma prenderà il sopravvento e, probabilmente, verrà resa obbligatoria nel momento in cui le statistiche dimostreranno concretamente che, grazie al pilota automatico, gli incidenti automobilistici, causati nella misura del 98% da fattori umani, saranno ridotti quasi a zero.
E per quanto riguarda il trasporto aereo?
In questo caso gli scenari sono ancora più sconvolgenti e dobbiamo cominciare a prenderne consapevolezza. Il trasporto personale autonomo a mezzo di droni, fino ad alcuni anni fa prerogativa dei film di fantascienza, sta per diventare realtà. Gli interessi in gioco sono enormi. Tutti i più grandi produttori di aeromobili stanno mettendo a punto i loro modelli ma anche altri colossi, realtà all’apparenza distanti dal settore, come Google, Amazon, Uber, DHL e Alibaba, hanno già da tempo sfornato i propri prototipi accumulando migliaia di ore di volo. Due anni fa ho assistito al volo inaugurale del primo taxi-drone a Dubai e alcuni Paesi, tra cui Cina e Singapore, hanno già avviato la sperimentazione su aree espressamente dedicate.
Ma queste sono rivoluzioni a livello mondiale, cos’hanno a che fare con un piccolo aeroporto come quello di Lugano?
Il principale problema nel settore dei droni, sia per quel che riguarda il trasporto di persone che di merci, non è di ordine tecnologico ma di ordine giuridico. Norme e codici evolvono in tempi assai meno rapidi rispetto all’evoluzione tecnologica. Sotto questo profilo, le inerzie della Svizzera come sistema-paese sono indubbiamente meno penalizzanti rispetto alla maggior parte dei Paesi sviluppati, e lo sono certamente meno rispetto ai Paesi che devono sottostare alle direttive europee. Questa condizione crea opportunità e potenziali vantaggi competitivi in molti settori, e senza dubbio in quello del trasporto aereo.
E qui entra in gioco Lugano...
Esatto. L’aeroporto di Lugano, già in possesso di tutte le autorizzazioni per il volo tradizionale, con sforzi limitati, potrebbe trasformarsi un vero e proprio polo per l’innovazione dronica in quanto sarebbe in grado di offrire una palestra reale ai costruttori di tutto il mondo obbligati a rimanere a terra in attesa di autorizzazioni. Tra i vantaggi critici che potrebbe offrire il nostro aeroporto ve n’è un altro: quello, ovviamente, di possedere una pista. A differenza degli aeroplani che, grazie alla propulsione a combustibile e alla portanza data dalle ali, possono percorrere lunghe distanze, i droni odierni a decollo verticale hanno un raggio d’azione limitato. Una delle strategie per incrementarne l’autonomia è quello di decollare orizzontalmente.
Ma quanto costerebbe un progetto di questa entità?
Immaginiamo di organizzare il nostro aeroporto in modo tale che, accanto e insieme con l’attività tradizionale di trasporto,– i voli commerciali che conosciamo tutti – si sviluppi un polo di attrazione per un settore all’avanguardia, economicamente sostenuto dalle aziende che vi si vorranno insediare. Ciò permetterebbe non solo di ripartire vantaggiosamente costi fissi e di struttura, ma anche di creare attorno all’aeroporto tutta una filiera strutturata di aziende, laboratori e istituti realizzando un ecosistema in uno degli ambiti a maggior potenziale anche in una logica di lungo termine. Voglio dire che l’aeroporto di Lugano potrebbe diventare un punto di riferimento internazionale per tutto il settore generando un indotto economico e ricadute indirette di portata non indifferente.
Concretamente, come agirebbe se si trovasse nella situazione di Lugano Airport?
Non avrei dubbi, condurrei un’analisi approfondita che tenesse conto di ciò di cui si è parlato ponderando con obiettività opportunità e rischi. Alla luce dei risultati, se si confermassero come possibili le opzioni a cui ho sommariamente accennato, identificherei partner, stakeholder e finanziatori coi quali farlo ridecollare davvero.
Il SIDI (Swiss Institute for Disruptive Innovation) ha come missione quella di analizzare le innovazioni per determinare l’impatto che esse avranno sulla vita di tutti noi e sul tessuto economico delle società evolute. Un’attività complessa che deve tenere conto di molte variabili ma che è sempre più indispensabile al fine di operare scelte coerenti con l’evoluzione del mercato e della società in generale.