In un'intervista a tio.ch-20minuti, il commissario capo della Sezione reati economici e finanziari Fabio Tasso solleva un problema poco noto
LUGANO - Le banche ticinesi fanno abbastanza, per assicurare alla giustizia i loro collaboratori disonesti? Le denunce alla Polizia cantonale da parte degli istituti di credito «si sono azzerate negli ultimi anni» ha dichiarato oggi il capo della Sezione reati economici e finanziari Fabio Tasso, presentando il rapporto d'attività 2017. «Semplicemente, non ci arrivano più segnalazioni. Non conosciamo l'estensione del fenomeno. Ma in alcune inchieste è emerso che dei dipendenti erano stati licenziati dalle banche per degli illeciti. Gli stessi, però, non erano stati mai denunciati».
A che genere di illeciti si riferisce?
«Non parlo dei reati di riciclaggio, per i quali il canale tra le banche e la Fedpol sembra funzionare bene, ma in particolare delle malversazioni messe a segno dai dipendenti delle banche, ai danni dei correntisti. Una fattispecie che gli istituti, è l'impressione, non vogliono pubblicizzare troppo».
Perché?
«Questione d'immagine, di marketing, forse. Fatto sta che fino a qualche tempo fa ci pervenivano in media una ventina di denunce l'anno da parte degli istituti, che dopotutto sono parti lese in questi casi. Nel 2017 non abbiamo ricevuto nemmeno una denuncia, e gli anni precedenti non è andata meglio».
Forse i sistemi di controllo interni alle banche sono migliorati. Annullando il problema.
«È un'ipotesi. Un'altra è che dopo la crisi finanziaria del 2008 e con l'attuale crisi della piazza ticinese, le banche siano diventate più caute nei frangenti in cui può andarne di mezzo la reputazione».
E meno attente alla giustizia.
«Prevale, piuttosto, la valutazione dei tempi lunghi e degli esiti incerti che può avere la giustizia penale. Senza parlare dei costi di un'azione legale. E del rischio, come detto, di ritrovarsi sui giornali».
Ma senza denunce, la polizia come interviene?
«In alcuni casi ci è capitato di arrestare persone attive nella piazza finanziaria, le quali avevano già commesso reati patrimoniali in passato. Le banche dove avevano lavorato in precedenza, però, non li avevano denunciati. È così che ci siamo accorti del fenomeno»
E i clienti danneggiati?
«I clienti vengono risarciti in privato dalle banche, in genere. Ma il problema così è tutt'altro che risolto. I bancari disonesti se la cavano con il licenziamento, e poi magari ripetono gli stessi comportamenti altrove, in altre banche o fiduciarie dove trovano lavoro. Creando ulteriori danni».