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SVIZZERAMateriale bellico, il Consiglio federale rinuncia

31.10.18 - 14:27
Il Governo non procederà alla revisione dell'ordinanza in quanto la riforma non gode dell'appoggio politico necessario
Keystone
Materiale bellico, il Consiglio federale rinuncia
Il Governo non procederà alla revisione dell'ordinanza in quanto la riforma non gode dell'appoggio politico necessario

BERNA - Come già annunciato in interviste rilasciate ai media dal ministro dell'economia Johann Schneider-Ammann, il Consiglio federale ha deciso di non procedere alla revisione dell'ordinanza sul materiale bellico.

In un comunicato odierno, il governo spiega che la riforma non gode più dell'appoggio politico necessario, in particolare nelle Commissioni della politica di sicurezza. Insistere sulla riforma potrebbe poi «avere effetti controproducenti per l'attuale prassi di autorizzazione delle esportazioni».

L'intento era quello di adeguare a quelli di altri Stati europei comparabili i criteri di autorizzazione.

L'ordinanza sul materiale bellico vieta attualmente l'esportazione se il Paese di destinazione è coinvolto in un conflitto armato interno o internazionale. Il governo voleva concedere un permesso di esportazione se non vi è motivo di credere che il materiale bellico sarà utilizzato in un conflitto armato interno. La deroga non sarebbe in ogni caso stata applicata ai Paesi devastati dalla guerra civile, come lo Yemen o la Siria.

In interviste pubblicate oggi, Schneider-Ammann aveva già dichiarato che avrebbe proposto al governo di «aspettare prima di agire» nella prospettata liberalizzazione, sottolineando che «la pressione esterna ha giocato un ruolo».

«Abbiamo discusso e soppesato molto i pro e i contro e siamo giunti alla conclusione che non è molto realistico né molto intelligente continuare il processo di liberalizzazione in un tale momento», aveva aggiunto ai quotidiani "24 Heures" e "La Tribune de Genève".

Numerose polemiche - L'allentamento delle norme sulle esportazioni di armi aveva suscitato numerose polemiche. Ancora ieri sera a Berna un centinaio di persone - soprattutto giovani - hanno protestato sulla Bahnhofplatz, affermando che la Svizzera non deve essere un Paese che trae profitto dalla guerra.

Un'alleanza contro le esportazioni di armi nei Paesi in guerra civile - formata da esponenti di PS, Verdi, Verdi liberali, Borghesi democratici, Evangelici, ambienti ecclesiastici e organizzazioni umanitarie - ha annunciato il mese scorso una "iniziativa di correzione" ("Korrektur-Initiative") se il Parlamento non avesse fatto tornare sui suoi passi il Consiglio federale. Nel giro di due giorni ha trovato 25'000 persone che si sono dichiarate disposte a raccogliere ciascuna quattro firme, per raggiungere le necessarie 100'000 sottoscrizioni.

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