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SVIZZERACanoni d'acqua: vanno resi più flessibili e conformi al mercato

14.03.18 - 12:52
Il contesto economico e regolatore è profondamente cambiato da quando, cento anni fa, è stato introdotto il canone per i diritti d'acqua
Ti-Press
Canoni d'acqua: vanno resi più flessibili e conformi al mercato
Il contesto economico e regolatore è profondamente cambiato da quando, cento anni fa, è stato introdotto il canone per i diritti d'acqua

BERNA - Nella forma e nell'importo attuale, il sistema dei canoni d'acqua non è più al passo coi tempi. Ne è convinta una vasta alleanza di associazioni economiche, città svizzere e consumatori, secondo cui il sistema andrebbe reso più flessibile affinché i produttori di energia possano affrontare ad armi pari la concorrenza estera.

Il contesto economico e regolatore è profondamente cambiato da quando, cento anni fa, è stato introdotto il canone per i diritti d'acqua, sostiene una nota congiunta di Associazione delle aziende elettriche svizzere, AEE Suisse (organizzazione che riunisce gli attori attivi nell'energia rinnovabile e nell'efficienza energetica), economiesuisse, il Forum dei consumatori della Svizzera tedesca, l'Unione delle città svizzere e l'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM). "Oggi è il prezzo della borsa europea a stabilire il valore della risorsa acqua", fanno notare.

L'attuale canone fisso per i diritti d'acqua non è quindi più adeguato per affrontare questo cambiamento radicale. Tenuto conto del mutato contesto, secondo questa alleanza "occorre una flessibilizzazione del canone per i diritti d'acqua con una parte fissa e una parte variabile dipendente dal mercato". Tale flessibilizzazione deve essere stabilita per legge entro il 2020.

Oltre a ciò, va elaborata una soluzione a lungo termine della questione del canone che deve procedere insieme alla revisione Legge sull'approvvigionamento idroelettrico e alla futura conformazione del mercato.

Dal 2020, inoltre, occorre una soluzione transitoria che preveda un notevole sgravio per le aziende idroelettriche. Gli 80 franchi per chilowatt lordo (KWl) previsti originariamente dal Consiglio federale nella presentazione della procedura di consultazione rappresentano, dal punto di vista dell'alleanza, il limite massimo.

Il canone per i diritti d'acqua, nella forma e nell'importo attuale, è un fattore di costo significativo per i produttori e i consumatori di energia elettrica. Il canone mina, secondo il comunicato, la capacità concorrenziale dell'idroelettrico indigeno nei confronti dei concorrenti esteri, che non conoscono questo tipo di tributi. Il canone per i diritti d'acqua rappresenta uno svantaggio rispetto alla concorrenza anche per aziende che impiegano l'elettricità come fattore di produzione.

Nel giugno 2017, il Consiglio federale aveva posto in consultazione fino ad ottobre una revisione transitoria della legge sulle forze idriche in cui proponeva la riduzione del canone massimo annuo, per il periodo 2020-2022, dagli attuali 110 franchi per KWl a 80 franchi. I Cantoni, tra cui Ticino e Grigioni in particolare, e Comuni dovrebbero incassare 150 milioni di franchi all'anno in meno.

A partire dal 2023 il regime transitorio dovrebbe venir sostituito da un modello flessibile, con un'aliquota massima del canone annuo composta da una parte fissa e da una parte variabile, dipendente dal prezzo di mercato. Entro il 2019 il Consiglio federale deve sottoporre all'Assemblea federale un disegno per un nuovo modello conforme al mercato elettrico.

Nel presentare gli aspetti chiave delle modifiche proposte, la consigliera federale Doris Leuthard non aveva nascosto che il progetto è un esercizio di equilibrismo tra le esigenze dei Cantoni e dei Comuni, per molti dei quali le entrate derivanti dai canoni d'acqua sono importanti, e la necessità di garantire la sopravvivenza a lungo termine delle centrali idroelettriche, specie quelle che si trovano in difficoltà. Dopotutto, la strategia energetica 2050 prevede la promozione delle energie rinnovabili e un sostegno particolare all'idroelettrico.

I Cantoni alpini hanno chiesto dei correttivi al modello elaborato dall'esecutivo, cui imputano "difetti di costruzione". A loro parere, i problemi di redditività di parte delle società idroelettriche non sono provocati dal canone.

La distorsione del mercato è, in effetti, "la conseguenza di decisioni errate nella politica elettrica interna ed internazionale. Per i Cantoni alpini è del tutto inappropriato che l'idroelettrico svizzero, pulito e rinnovabile, non sia più redditizio sul mercato a causa di ingenti sovvenzioni ad altri vettori energetici, di un forte protezionismo e della mancanza di volontà nell'adottare una politica efficace in materia di CO2.

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