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BERNAIn Svizzera non ci sarà una norma contro il "revenge porn"

19.05.16 - 10:53
Il Consiglio federale ricorda che «la pubblicazione di riprese intime senza il consenso dell'interessato costituisce sempre una violazione della personalità»
fotolia
In Svizzera non ci sarà una norma contro il "revenge porn"
Il Consiglio federale ricorda che «la pubblicazione di riprese intime senza il consenso dell'interessato costituisce sempre una violazione della personalità»

BERNA - In Svizzera non ci sarà una norma penale specifica per punire il cosiddetto "revenge porn", ovvero la pubblicazione su internet per vendetta di immagini intime di ex partner senza il consenso di questi ultimi. Rispondendo a una interpellanza della consigliera nazionale Yvonne Feri (PS/AG), il Consiglio federale ha affermato che l'arsenale giuridico attuale è sufficiente.

Nel suo atto parlamentare, Feri ricordava che in Svizzera questo tipo di abuso non è sempre perseguibile anche se può provocare un grave danno alla vittima. Oltre a ledere l'onore, tali riprese possono infatti pregiudicare la reputazione economica e personale.

L'argoviese invitava quindi il governo ad ispirarsi alla Francia che a inizio anno ha varato una legge sulla "Repubblica digitale" che considera un reato la "pornografia della vendetta". La nuova norma prevede sanzioni fino a un anno di prigione e 45'000 euro di multa per chi diffonde immagini private dal contenuto sessuale senza il consenso della persona interessata.

Nella sua risposta pubblicata oggi, il Consiglio federale ricorda che "la pubblicazione di riprese intime senza il consenso dell'interessato costituisce sempre una violazione della personalità ai sensi dell'articolo 28 del Codice civile". "L'interessato - prosegue il governo - può quindi esigere l'eliminazione della violazione, il risarcimento del danno, la consegna di un eventuale guadagno e una riparazione morale".

Per il governo gli strumenti di diritto civile sono dunque sufficienti per tutelare le vittime di pornografia della vendetta. Il Consiglio federale non crede infatti che l'introduzione di una norma penale contribuirebbe a migliorare la protezione della vittima.
 

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