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SVIZZERAInsalate prelavate, occhio ai germi

04.06.13 - 08:52
I prodotti, comodi se si ha poco tempo, possono contenere batteri anche prima della data di scadenza. Lo dimostrano alcuni test
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Insalate prelavate, occhio ai germi
I prodotti, comodi se si ha poco tempo, possono contenere batteri anche prima della data di scadenza. Lo dimostrano alcuni test

ZURIGO - Le insalate prelavate e pronte al consumo possono contenere molti germi, spesso già prima della data di scadenza.

 

Comode e vantaggiose, per molti le insalate prelavate in busta sono una salvezza per preparare un pasto veloce. Ma possono anche essere nocive per la salute. In una serie di test eseguiti dalla fondazione tedesca Warentest è emerso che molti di questi prodotti contengono batteri. «Nel test, nessuno dei prodotti aveva una buona qualità microbiologica alla data di scadenza», conclude lo studio della fondazione. In nove casi su 19, le insalate avevano livelli troppo alti di saccaromiceti o di muffa. Secondo la fondazione, in persone sensibili, questi germi possono causare problemi intestinali.

 

Tra i prodotti testati in Germania, ci sono anche quelli di Aldi e Lidl. Entrambi i grandi distributori si distanziano però dai risultati. «Le insalate preconfezionate di Aldi Suisse provengono da un fornitore elvetico. I metodi di produzione svizzeri divergono da quelli tedeschi», spiega il portavoce di Aldi.

 

Tuttavia, anche in Svizzera, le insalate prelavate non sono risultate libere da germi. In un test della rivista per i consumatori “Saldo” del 2008, di 28 prove, un quinto aveva troppi germi. Tre di cinque prodotti della Migros avevano superato i valori fissati dalla Società tedesca per l’igiene e la microbiologia (Dghm), su cui si era basata “Saldo”. Allora, Migros aveva motivato la presenza di germi e batteri con le procedure agricole. Oggi, il grande dettagliante spiega che le misure di qualità sono state migliorate. «L’anno scorso, i valori dei nostri test per quanto riguarda i batteri aerobici mesofili erano sotto la soglia raccomandata dal servizio Dghm», spiega la portavoce Christine Gaillet.

 

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