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SVIZZERASvizzera-Italia, l’Accordo di Dublino sui migranti «deve essere rispettato»

11.11.23 - 18:30
I parlamentari svizzeri si mobilitano e chiedono l’intervento della Commissione Europea
Imago
Svizzera-Italia, l’Accordo di Dublino sui migranti «deve essere rispettato»
I parlamentari svizzeri si mobilitano e chiedono l’intervento della Commissione Europea

BERNA - Ormai dal dicembre del 2022 l’Italia, contravvenendo all'Accordo di Dublino, sta generando forti tensioni e malumori sul confine svizzero e non solo. Questo perché in base a tale intesa, infatti, i paesi in cui i richiedenti asilo sono arrivati ​​per primi, dovrebbero essere responsabili, proprio in base l’’Accordo di Dublino, di tali migranti. Ma l'Italia è inadempiente da quasi un anno.

Quindi se un richiedente asilo dovesse poi continuare a viaggiare in un altro paese, dovrebbe, laddove non sussistessero i requisiti, essere rimandata indietro lò dove è arrivato. Ma l’Italia si rifiuta di riprendere quanti, arrivati sul proprio territorio, si sono poi spostati altrove.

Ecco allora che la Svizzera ha deciso di muoversi in modo più deciso. E così i parlamentari elvetici, tramite la Commissione politica del Consiglio Nazionale punta ad «esercitare la massima pressione sull'Italia affinché il Paese rispetti i suoi obblighi», si legge in una nota. Spinta a far rispettare i patti che già venne avanzata da Damian Müller (Plr).

Tutto ciò anche perché la Svizzera si ritrova ora con le mani legate. I richiedenti asilo infatti non si possono muovere e il Governo federale deve coprire i costi fino a quando l’Italia non cambierà atteggiamento. Da qui la richiesta al Consiglio federale affinché eserciti pressioni su Bruxelles.

La sollecitazione è a chiedere un intervento al Governo europeo. Secondo la proposta, la Svizzera dovrebbe chiedere alla Commissione Europea di «adottare tutte le misure necessarie», affinché l’Italia aderisca all’accordo.

In estate inoltre il Consiglio degli Stati ha chiesto sanzioni contro i Paesi che non collaborano. Ad esempio, tagliando gli aiuti allo sviluppo. Altro fonte su cui muoversi è poi quello di esercitare un «offensiva per rimpatriare celermente criminali e persone a rischio». 

 

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