Cerca e trova immobili

SVIZZERALa polizia bussa alla porta per un video di zoofilia su Messenger

07.02.19 - 06:00
Un cittadino zurighese ha dovuto presentarsi alle autorità che avevano ricevuto la segnalazione dall'FBI
Depositphotos
La polizia bussa alla porta per un video di zoofilia su Messenger
Un cittadino zurighese ha dovuto presentarsi alle autorità che avevano ricevuto la segnalazione dall'FBI

ZURIGO - «Quando lunedì sono stato contattato dalla polizia per un video di una persona che fa sesso con un asino, pensavo che qualcuno mi stesse prendendo in giro» ci dice B.M.*, uno zurighese di ventisei anni. Tuttavia lo stesso giorno le forze dell’ordine cittadine lo hanno convocato per un interrogatorio, in cui gli hanno spiegato di aver ricevuto dall’FBI una segnalazione relativa alle sue attività online. Lo scorso novembre il giovane aveva infatti ricevuto il video di zoofilia in questione, che aveva poi inoltrato a due cugini attraverso Facebook Messenger. Non sapendo però di rendersi così penalmente punibile.

Marco Cortesi, responsabile stampa della polizia cittadina di Zurigo, lo conferma: la segnalazione è giunta dall’estero. Più precisamente attraverso il National Center for Missing and Exploited Children, che ha sede in seno all’FBI, e la polizia federale elvetica. Il giovane dovrà fare i conti con una procedura penale del Ministero pubblico. Chiunque riceva un video del genere deve immediatamente cancellarlo, evitando di salvarlo o di inoltrarlo.

Rischia una pena pecuniaria - In Svizzera la pornografia che mostra atti sessuali con animali è proibita ai sensi dell’articolo 197 del codice penale. Nei confronti del ventiseienne, il Ministero pubblico - secondo l’avvocato Martin Steiger, esperto nel settore IT - potrebbe verosimilmente emettere un decreto d’accusa. «Il giovane avrà la facoltà di opporsi, portando il caso in tribunale». Se si giungerà a una condanna, si tratterà verosimilmente di una pena pecuniaria e di una multa. Il giovane dovrà anche farsi carico delle spese legali. Al momento vale comunque la presunzione d’innocenza.

Facebook collabora con le autorità - «Fondamentalmente collaboriamo con le forze dell’ordine per garantire la sicurezza degli utenti Facebook. L’attività online non viene comunque seguita direttamente, né da Facebook né dalle autorità competenti» afferma, su richiesta di 20 Minuten, una portavoce di Facebook. La trasmissione di determinate informazioni avviene per consentire l'intervento in caso di necessità. Si parla, per esempio, di  situazioni di pericolo imminente, di prevenzione del suicidio o della ricerca di bambini scomparsi.

In cerca di contenuti inappropriati - «Su Facebook è inoltre possibile segnalare contenuti considerati come discutibili oppure offensivi, anche se si tratta di messaggi»  spiega ancora la portavoce. «Quando ci vengono segnalati contenuti che potrebbero violare i nostri standard, procediamo a delle verifiche. Negli scorsi mesi abbiamo potenziato il personale che se ne occupa. E utilizziamo nuove tecnologie per individuare ed eliminare ancora più rapidamente contenuti inappropriati».

«È sorveglianza di massa» - Secondo l’avvocato Steiger, Facebook e molte altre aziende statunitensi del settore IT scandagliano i contenuti online in cerca di materiale illegale: «Si tratta di una forma di sorveglianza di massa: tutti gli utenti vengono monitorati senza un motivo o un sospetto» spiega il legale. «I risultati vengono segnalati a organizzazioni private come il National Center for Missing and Exploited Children, che poi informano le autorità». Questo tipo di monitoraggio ha luogo anche su Instagram, Snapchat e Tik Tok, come pure su altri servizi. E in teoria sarebbe possibile anche su WhatsApp, come afferma l’esperto di sicurezza IT Marc Ruef di Scip AG. E questo nonostante la diffusa app di messaggistica prometta l’impiego di una crittografia end-to-end: «Anche in questo caso Facebook è probabilmente in grado di intercettare le comunicazioni».

*Nome noto alla redazione

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE