Una vedova, madre di tre ragazzi, dovrà restituire 16mila franchi ottenuti a causa di un errore dell'ufficio cantonale
NEUCHÂTEL - Una proverbiale tegola. La scorsa primavera, una famiglia nel canton Neuchâtel si è vista recapitare una lettera in cui le veniva chiesto il rimborso di circa 16mila franchi, somma corrispondente ad alcune indennità AI percepite indebitamente dal figlio primogenito. Il giovane (orfano di padre) percepiva, al pari dei fratelli, una rendita ai superstiti da diversi anni. Confrontato ad alcune difficoltà nell’apprendimento, il ragazzo ha dovuto consultare un logopedista. È proprio in quell’occasione che la famiglia è stata informata da un funzionario cantonale di avere diritto ad alcune indennità.
Durante un periodo di circa due anni nessuno si è però reso conto del fatto che il giovane percepisse contemporaneamente due rendite dal primo pilastro. «Quando se ne sono accorti, ci hanno inviato direttamente un bollettino di versamento con scadenza a 30 giorni. Ho tentato di oppormi ma non hanno voluto ascoltarmi. E siccome non ho pagato tutto subito mi hanno detto che ci saranno conseguenze giudiziarie. Da un punto di vista umano siamo stati trattati in modo vergognoso», ha dichiarato la madre del ragazzo.
Per quanto possa sembrare assurdo che si possa chiedere ad una vedova, madre di tre ragazzi, di rimediare ad un errore commesso da altri, la decisione risulta legittima, come confermato dalla professoressa di diritto della sicurezza sociale Anne-Sylvie Dupont, dell’università di Neuchâtel. «La regola prevede che ogni prestazione ottenuta indebitamente debba essere rimborsata. E purtroppo sono situazioni che si presentano con una certa regolarità».