Il caso di Simone S., donna di Niederwangen (BE) che ha risposto all'appello di un detenuto americano, accusato di avere ucciso nel novembre del 1991 uno spacciatore a Denver
BERNA - Quando ci si innamora di un carcerato. Di casi come questi la stampa ne riferisce spesso. Di solito la storia d'amore nasce a distanza, tra il criminale condannato e una donna che vive in un altra città o addirittura in un altro paese.
La si può definire la sindrome della «Bella e della Bestia» la storia raccontata da 20 Minuten oggi.
Era il 19 ottobre del 2014 quando Simone S.* ha inviato per la prima volta una lettera al detenuto Larry Allen Thompson dalla sua Niederwangen, nel Canton Berna. La missiva è giunta tra le mani dell'ergastolano, che si trova in una prigione di massima sicurezza dello stato del Colorado.
La storia risale a 25 anni fa, e più precisamente alla notte del 10 novembre del 1991, giorno in cui venne rinvenuto, in un quartiere difficile di Denver, il cadavere di uno spacciatore, martoriato da 40 coltellate.
Difficili le indagini. Gli inquirenti hanno brancolato nel buio per due anni fino a quando una tossicodipendente si è rivolta alla polizia dipartimentale di Denver, informandola che l'autore del delitto sarebbe stato suo marito Thompson. Pochi mesi dopo l'uomo di colore è stato condannato per omicidio. La sua vita scorre all'interno del carcere di massima sicurezza «Buena Vista Correctional Facilty» in una solitudine che si è fatta ancora più difficile a causa del completo abbandono da parte dei suoi familiari.
Una solitudine che circa due anni fa è diventata meno dura da sopportare. Simone S., ex assistente onoraria dei condannati durante la sospensione condizionale della pena, scopre il sito internet «Write a Prisoner» (Scrivi a un detenuto). L'appello di un tale Larry ha colpito la donna. Il 57enne ha scritto: «La solitudine è come un cancro che, in questa prigione, mi sta divorando». Secondo le ricerche fatte su internet, l'uomo sarebbe stato condnnato ingiustamente. Un caso questo che ha appassionato la vedova bernese, che ha deciso di prendere carta e penna e scrivere al prigioniero Thompson. «Allora non avrei mai pensato che un giorno avrei potuto sposare quest'uomo», ha raccontato a 20 Minuten.
500 lettere e un matrimonio
Dalla prima lettera spedita due anni fa ad oggi sono state 500 le missive che i due innamorati si sono scritti. Uno scambio di corrispondenza fittissimo. La donna, inoltre, ha fatto visita al prigioniero per quattro volte. Lo ha potuto infatti incontrare nella stanza carceraria preposta alle visite ai detenuti. «Ci siamo innamorati nel corso del tempo», racconta estasiata Simone S., che aggiunge: «è così intelligente, amorevole. Un uomo forte».
Un amore alimentato anche dalla ferma convinzione dell'innocenza di suo marito. Secondo la donna, l'uomo avrebbe sì acquistato della droga dallo spacciatore brutalmente assassinato, ma della sua uccisione non sarebbe il responsabile.
«L'avvocato può dimostrare, grazie alle nostre indagini private, che Larry non ha ucciso l'uomo», ha dichiarato Simone S. I risultati dell'istituto forense locale e gli ultimi atti giudiziari lo dimostrerebbero. Il test del DNA, risultato determinante per la condanna, è considerato non valido, come nulle sarebbero le dichiarazioni della ex moglie. Una giurata ha dichiarato al quotidiano «The Denver Post»: «parrebbe che tutti abbiano mentito davanti al tribunale». La bernese commenta così: «In Svizzera non capiterebbe mai una cosa del genere».
La coppia attende ora la riapertura del processo che potrebbe essere decisa dal Tribunale per la quale sono state avanzate già alcune richieste. «Così Larry sarà finalmente di nuovo libero e verrà da me in Svizzera», dice Simone S., che aggiunge: «Davanti a noi vi è una strada lastricata di difficoltà». E per riuscire a finanziare il processo, la signora Thompson ha intenzione di pubblicare la sua storia, la sua biografia. In questo periodo, oltre alla sua battaglia legale per liberare suo marito, la donna è la ricerca di un editore che pubblichi il suo libro.
* nome conosciuto dalla redazione di 20 Minuten