Il presidente del Lugano ha così commentato l’ufficializzazione di Andrea Manzo a nuovo allenatore bianconero: «La poca esperienza? Non è un problema, si è creata un’alchimia unica»
LUGANO - Nessun Vivarini, niente Tramezzani: il Lugano resta nelle mani di Andrea Manzo. La scelta che sembrava solo temporanea, si è rivelata quella che più ha entusiasmato il presidente Renzetti che ora, senza puntare su un nome altisonante per la panchina della sua squadra, può lavorare con più serenità sul mercato.
«Non sono sollevato dopo la decisione presa, ma semplicemente sono convinto che sia quella giusta - ha esordito il presidente del Lugano - Purtroppo il calcio va a una velocità doppia rispetto alla vita normale e a volte non si lascia lavorare le persone con serenità. Quando c’è una trattativa in ballo ci sono tante cose da analizzare, come per esempio il budget e le sensazioni; bisogna capire la situazione e prendere le decisioni… invece a volte sembra che bisogna fare le cose di nascosto come se si stesse facendo qualcosa di male...».
Andrea Manzo, nel breve volgere di qualche giorno, è riuscito a creare un clima importante che ha convinto e coinvolto tutti: Renzetti ne è rimasto piacevolmente sorpreso. «Il nostro allenatore, così come tutto il suo staff che risponde ai nomi del dottor Townsend e di Luca Redaelli, si sta comportando alla grande. Tutti sono più responsabili, sentono questa missione come una sfida e credono in quello che fanno. Non ho il minimo rammarico di non aver portato a Cornaredo nè Vivarini nè Tramezzani: a volte le cose che hai sotto al naso non le vedi. I tempi stretti questa volta ci hanno aiutato e sono davvero contento!», ha continuato il presidente.
L’unico dubbio che resta in merito alla figura di Andrea Manzo è quello relativo alla sua esperienza: a parte una breve apparizione sulla panchina del Parma, nel 2008 ovvero durante l’anno della retrocessione degli emiliani dalla Serie A alla B, il nuovo tecnico del Lugano non si è mai rapportato col calcio “dei grandi”. Ma Renzetti non si fa problemi: «Nello sport moderno non conta così tanto, sono diversi gli allenatori che sono saliti all’onore della cronaca arrivando dal nulla: la Bundesliga è ricca di questi esempi. Ciò che conta è il gruppo e anche all’Europeo lo abbiamo visto: guardate l’Islanda o l’Albania! L’importante è conoscersi, essere coesi e puntare tutti a un solo obiettivo».