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LUGANOIl cabaret magico di Raul Cremona, «senza limiti e paletti»

14.11.23 - 06:30
Mercoledì 15 novembre il popolare prestigiatore e comico proporrà "Il meglio di" in chiusura della prima giornata di Business Matching
IMAGO / NurPhoto
Il cabaret magico di Raul Cremona, «senza limiti e paletti»
Mercoledì 15 novembre il popolare prestigiatore e comico proporrà "Il meglio di" in chiusura della prima giornata di Business Matching

LUGANO - Mercoledì 15 novembre alle 20.30 la platea di Business Matching avrà modo di rilassarsi (dopo una giornata all'insegna del networking e del mettere in mostra i propri talenti e competenze) con uno spettacolo che si annuncia da non perdere.

Raul Cremona è, per sua stessa definizione, «un prestigiatore prestato alla comicità». Sul palco del Palazzo dei Congressi metterà in mostra le sue doti nella prestidigitazione (che gli sono valsi la stima di celebri maghi e gli hanno permesso di ottenere svariati riconoscimenti internazionali) e il talento comico, ben conosciuto al pubblico del cabaret, del teatro e della televisione. Lo abbiamo intervistato.

È l'occasione per tornare a Lugano.
«Torno sempre volentieri a Lugano, alla quale sono legato per mille motivi. Ho condotto Lugano Ride in Piazza Castello, proprio davanti al Palazzo dei Congressi. E poi i miei nonni vivevano qui, mi ricordo l'infanzia passata con la nonna in Corso Elvezia. È una città che mi è molto cara».

Lo spettacolo ripercorrerà la sua ricca carriera. Che se non sbaglio nasce, pur essendo lei figlio d'arte, non grazie a suo padre ma proprio alla nonna.
«Sì, ma ancora prima si parte dal bisnonno, che era un clown e un cavallerizzo. Da lì in poi comincia una stirpe di imbonitori di piazza, dalla quale discendo. Mio nonno viveva lavorando di fronte a un pubblico, incantava la folla. È stata mia nonna a dirmi che il padre di suo marito lavorava nel circo e da lì parte la mia ricerca, che mi ha portato a essere prestigiatore professionista a 27 anni. Qualcosa nel Dna ci deve essere».

Vedremo quindi sia il suo cabaret magico, che i personaggi che ha proposto in tv?
«Si vedrà il meglio di Raul, in versione cabaret: quella che mi è più consona, quella delle radici del suo spettacolo. Chiaramente non mancheranno i personaggi televisivi, che non saranno come li vediamo sullo schermo ma citati, improvvisati, costruiti con tante grandi variazioni. Ci sarà spazio anche per delle canzoni, per citare Jannacci e per piccoli intermezzi musicali insieme a Marco Castelli, il mio pianista».

Sarà quindi un "best of" della sua attività artistica?
«Esatto, sarà davvero "Il meglio di", nel quale mi racconti senza limiti e senza paletti. Tutto originale, tutto improvvisato e pieno di situazioni che evolvono sera dopo sera. Perché, quando coinvolgo il pubblico, si generano momenti sempre diversi».

Oggi capita di vedere molti giochi e trucchi sui social, specialmente TikTok. L'illusionista, il mentalista possono fare a meno della compresenza con il pubblico che si genera a teatro?
«Ci sono delle cose alle quali non possiamo rinunciare: una di queste è il teatro dal vivo. La televisione e gli altri mezzi possono essere dei succedanei, ma non c'è paragone. Il mio più recondito desiderio è che si possa tornare al teatro, come viene vissuto in Germania, nel Regno Unito, negli Stati Uniti. Se non succede forse la colpa è nostra, forse non si riescono a dare al pubblico spettacolo che possano coinvolgere i giovani».

I suoi colleghi hanno abbandonato il "Silvanismo"?
«Silvan è un maestro per tutti, che continuiamo a stimare anche ora. A 86 anni continua a mostrare il suo personaggio, che adoriamo. Il suo modo di fare magia ha segnato un'epoca. Io stesso ho colto attraverso la mia ironia (Silvano il mago di Milano, ndr) quella che potrebbe essere quella magia, quella prestigiazione. Col tempo si è cercato e trovato un approccio diverso con il pubblico più smaliziato. I tempi sono cambiati, certi giochi appartengono a un'epoca diversa. Il mago diventa sempre più tecnologico. Ma io mi considero un antico, non un moderno».

Qual è la chiave di un buon prestigiatore comico?
«Prima di tutto avere il senso dell'ironia, che spesso manca ai prestigiatori e ai mentalisti che hanno una visione molto precisa, di sfida con il pubblico. Avere un personaggio molto forte e sicuro di sé è, secondo me, un limite. Invece l'autoironia è un'arma vincente perché piace di più al pubblico, che scopre che la persona che si trova davanti gli è molto vicina. Gli spettatori in fondo vogliono la verità, l'umanità. Nel mio modo di fare il mago c'è questa condizione, il desiderio di giocare su di me, sui miei sbagli, sulla mia anti-magia - che è il fingere di essere impacciato mentre eseguo i giochi, anche se in realtà non è così. Bisogna essere capaci di mettersi in gioco e stare davanti al pubblico con naturalezza. Lo si sviluppa per inclinazione o con l'esperienza».

 

 

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