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Lugano's Plan ₿I primi 15 anni di Bitcoin

11.01.24 - 06:00
Era il 2009, quando il “blocco genesi” fu estratto da Satoshi Nakamoto, il misterioso inventore della valuta digitale.
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I primi 15 anni di Bitcoin

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Era il 2009, quando il “blocco genesi” fu estratto da Satoshi Nakamoto, il misterioso inventore della valuta digitale.
Ripercorriamo insieme le tappe principali che l’hanno resa, oggi, centrale nel panorama finanziario e politico globale.

Una storia che inizia ad assumere un peso specifico rilevante, dai contorni potenzialmente rivoluzionari: sono trascorsi ben 15 anni, infatti, dal giorno in cui è stato “minato” il primo bitcoin.

Quello estratto il 3 gennaio del 2009, direttamente da Satoshi Nakamoto, era infatti il cosiddetto “blocco genesi”. L’enigmatico creatore di Bitcoin aveva, insomma, dato seguito a quanto annunciato poco prima: nel pieno del ciclone innescato dalla crisi dell’immobiliare negli Stati Uniti d’America, quella dei mutui subprime che aveva investito poi tutto il mondo, cioè il 31 ottobre del 2008, in rete era apparso il misterioso ”white paper”, un documento che descriveva, appunto, le caratteristiche di un inedito sistema monetario decentralizzato in cui le transazioni sono validate “tra pari” e vengono registrate su una catena di blocchi (blockchain).

Quindici anni dal concreto inizio questo processo ora quindi già trascorsi, ma per una tecnologia dalle possibilità così dirompenti si tratta di un lasso temporale ridottissimo, se si tiene in considerazione che, dato il meccanismo di “scarsità” che Bitcoin prevede e le sue prospettive temporali, l’ultimo dei 21 milioni di bitcoin totali sarà emesso nel 2140, tra oltre un secolo.

La prima e più nota criptovaluta al mondo, intanto, si è evoluta, trasformandosi da concetto ideale erroneamente tacciato di essere uno strumento speculativo, ad attore di primo piano nel panorama finanziario e politico globale. Satoshi Nakamoto, del resto, l’ha introdotto come risposta alla crisi globale causata da Wall Street e dai meccanismi di controllo bancari e interbancari, proponendo una valuta decentralizzata e senza confini che funzionasse al di fuori delle istituzioni tradizionali.

Da allora, Bitcoin ha attraversato scetticismo, sfide normative e ostacoli tecnologici, ma è riuscito a ottenere il riconoscimento e l’accettazione nel settore finanziario mainstream, al punto che le principali aziende del pianeta hanno iniziato a contemplarlo nei loro bilanci e Stati nazione come El Salvador l'hanno addirittura adottato come valuta a corso legale.


L’esplosione dei "crypto-bancomat”

Volendo stilare un resoconto di massima sui principali aspetti che hanno scandito i primi 15 anni di vita di Bitcoin, uno degli elementi cardine su cui può essere utile focalizzarsi è certamente l’ascesa degli ATM di Bitcoin: in sostanza quei dispositivi utilizzati per lo scambio di denaro contante con criptovalute e viceversa. Cinque anni dopo la creazione del primo blocco, quindi nell’ottobre del 2013, è infatti stato attivato il primo "crypto-bancomat” con l’obiettivo di permettere lo scambio di valute fiat con BTC, valuta digitale. La crescita di questi dispositivi, nei primi anni, è stata esponenziale: ne sono stati installati decine di migliaia, in tutto il globo e, parallelamente, l’adozione di bitcoin è diventata massiva. Nel 2021, erano attivi quasi 40 mila Bitcoin ATM, numero che oggi, data di una serie di concause (tra le quali determinate crisi geopolitiche e specifici momenti scanditi dal sentiment negativo degli investitori e da alcune difficoltà di controllo rispetto alle fonti del denaro immesso e cambiato) si è ridotto del 10%, ma consolidato con tecnologie più sicure, in termini di procedure KYC (Know Your Customer).


L’evoluzione del mining, la generazione dei bitcoin

Dopo aver attraversato i primi tre lustri, nel cuore dell’universo Bitcoin continua chiaramente a risultare centrale la questione legata al mining, il processo che permette a utenti muniti di potenti computer di confermare, mediante complessi calcoli usati come verifica, i blocchi sul network / blockchain di Bitcoin, in cambio di ricompense in BTC. Su questo fronte, in modo costante e sempre più concreto, è cresciuto negli anni l’interesse da parte di privati e aziende per questa pratica, atteggiamento che conferma la validità e la resilienza di questo metodo di consenso, che aiuta a proteggere il sistema e il suo funzionamento da attacchi esterni e da qualunque tipo di compromissione tecnologica del registro delle transazioni.

Come spesso scritto in queste pagine, il mining di Bitcoin è, sostanzialmente, il processo di generazione di questa valuta digitale, che consiste nella convalida delle informazioni contenute e crittografate in un blocco della blockchain. Ogni miner (in breve, un computer molto potente dedicato a questa attività) diventa parte integrante di un flusso di operazioni costante, in cui, una volta concluso con efficacia un complesso calcolo matematico, ottiene una ricompensa per il lavoro svolto in porzioni di BTC, definite Sats (da “Satoshi”).

Questo ambito, negli anni è stato sicuramente risultato tra i più controversi del panorama Bitcoin, a causa della grande quantità di energia richiesta per effettuare tali operazioni. In questo scenario, mentre i detrattori hanno sempre puntato il dito sull’impatto ambientale collegato a esse, è cresciuto d’altra parte un fronte molto nutrito di convinti assertori della tesi contraria: non solo il mining di Bitcoin può essere effettuato in contesti di piena compatibilità e rispetto dell'ambiente, ma, come dimostra (anche) il caso del parco Virunga in Congo, può addirittura divenire uno strumento di monetizzazione a impatto ambientale positivo, proteso verso il sostegno degli ecosistemi e delle popolazioni locali, in particolare proprio nel continente africano. Questo è certamente un dibattito chiave e, non a caso, al tema è stato dedicato ampio spazio nel corso dell’edizione 2023 del Plan ₿ Forum: l’evento che, tra il 20 e il 21 ottobre scorsi, ha attirato a Lugano più di 2.000 persone da oltre 50 paesi di tutto il mondo.


Quale futuro per / grazie a Bitcoin?

Nonostante i suoi successi, Bitcoin affronta sfide come lo scrutinio normativo, questioni tecniche di scalabilità e, come già sottolineato, qualche preoccupazione ambientale da parte dei legislatori. L'industria, intanto, sta esplorando soluzioni come la Lightning Network per rendere più veloci ed efficienti (sia quanto a tempo che a impatto sul pianeta) i meccanismi di consenso legati a mining e transazioni. Proiettandoci verso il futuro, la comunità di persone che vedono in Bitcoin uno strumento per migliorare la libertà di parola grazie alla decentralizzazione delle transazioni rispetto a banche e governi, e alla collegata libertà finanziaria, guarda con trasporto a eventi chiave come l'approvazione dei Bitcoin Spot ETF (arrivata ieri, mercoledì 10 gennaio) e il prossimo halving (“dimezzamento”) della produzione Bitcoin previsto, come pratica deflazionistica della sua blockchain, nell’aprile 2024: fatti, questi, che potrebbero avere un impatto significativo sul prezzo e sulla capitalizzazione di BTC.

Per andare nel dettaglio di quello che rappresenta il passaggio più significativo, perlomeno nel breve periodo, l’approvazione dei Bitcoin ETF, ratificata ieri dopo 10 anni di continue attese e rinvii, si configura come una decisione storica destinata a riscrivere il futuro delle criptovalute. Un ETF è, in breve, un fondo d’investimento, simile a un’azione, che offre agli investitori la possibilità di ottenere un’esposizione ai movimenti di prezzo del Bitcoin senza, però, dover possedere direttamente la valuta digitale. In sostanza, pertanto, un ETF Bitcoin detiene bitcoin per conto degli investitori ed emette azioni che rappresentano il valore dei bitcoin detenuti.

Nel complesso, questi primi 15 anni di viaggio di Bitcoin che, dal white paper diffuso tra un nucleo ristretto di matematici, informatici e crittografi, è giunto al palcoscenico riservato ai fenomeni globali, testimoniano la forza delle tecnologie peer-to-peer e delle sempre più estese comunità che le supportano, e racconta una rivoluzione del pensiero e di comprensione rispetto ai concetti di denaro, finanza e fiducia, tracciando la rotta di un futuro in cui l'inclusione finanziaria potrebbe, finalmente, non conoscere più confini arbitrari.


Questo articolo è stato realizzato da Lugano's Plan ₿, non fa parte del contenuto redazionale.
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