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LIBIAUltime ore del regime. Mistero su Gheddafi

22.08.11 - 21:19
Ultime ore del regime. Mistero su Gheddafi

TRIPOLI - Muammar Gheddafi ha parlato fino a quando la sede delle televisione di Stato è rimasta in mano ai suoi fedelissimi. Mentre nella capitale libica gli insorti conquistavano un quartiere dopo l'altro e tre dei suoi figli venivano fatti prigionieri, il leader libico ha continuato a lanciare proclami, a dire che non c'è resa di fronte ai "nuovi colonizzatori".

Mentre nella capitale i combattimenti continuano, nessuno sa dove sia finito il rais: nei sotterranei della sua cittadella fortificata Bab al-Aziziya secondo qualcuno, nell'ambasciata del Venezuela o in fuga verso il deserto del sud del Paese secondo altri. Il Pentagono ha fatto sapere di ritenere che il colonnello non abbia lasciato la Libia. Ma non ha detto nulla in merito alla sua presenza o meno a Tripoli.

Che sia ancora nella capitale sembrerebbe invece convinta la Nato che ha preannunciato bombardamenti del compound di Gheddafi. Ieri, aveva contabilizzato la stessa Alleanza Atlantica, sono state compiute 126 missioni aeree.

Proprio da Bab al-Aziziya nel pomeriggio sono usciti alcuni carri armati che, secondo la tivù al Jazira, hanno bombardato una zona della capitale e hanno preso posizione intorno alla cittadella e nella zona del porto.

Si tratta di parte del 15-20% di area metropolitana che ancora non sarebbe in mano agli insorti e dove i cecchini governativi sono ancora in azione e sparano contro chiunque.

I ribelli avrebbero invece preso l'aeroporto internazionale, dove l'arrivo di un aereo sudafricano stamane aveva fatto pensare a un'imminente fuga del colonnello in Sudafrica. Pretoria ha smentito di essere disposta a dargli asilo, ma l'aereo potrebbe comunque essere uno di quelli affittati da anni da Gheddafi per 'trasporti sicurì di uomini e mezzi.Sta di fatto che, mentre la verifica delle informazioni resta difficile, per la comunità internazionale il tempo per Gheddafi è ormai scaduto.

Stessa musica da parte del Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Per il suo capo, Mustapha Abdel Jalil, "l'epoca di Gheddafi è finita", anche se tutto si concluderà solo "con la sua cattura e con la sua condanna per i crimini che ha compiuto". Anche il figlio Seif, ha assicurato, "avrà un giusto processo".

Nel frattempo a Bengasi, da dove la rivolta è partita, si è continuato a far festa. Stesse scene si sono ripetute a Zawiah, località situata 50 chilometri a ovest della capitale.

Sembra certo invece che intensi combattimenti siano ancora in corso nelle città di al Aziziya (50 chilometri a sud di Tripoli) e ad al Khoms, sulla strada che porta a Misurata. Resta saldamente in mano ai governativi Sirte, città natale di Gheddafi e bastione della sua lotta dove, tra l'altro, hanno ripiegato i lealisti costretti ad abbandonare Brega.

La diplomazia internazionale intanto, a seguito dell'accelerazione degli eventi nelle ultime 48 ore, ha fissato una serie di incontri: domani a Bruxelles si terrà una riunione degli ambasciatori dei Paesi membri della Nato; giovedì a Istanbul si riunirà il gruppo di contatto sulla Libia a livello di funzionari in vista di un appuntamento ai più alti livelli; entro la fine della settimana si svolgerà anche un vertice Onu, con la partecipazione dell'Unione Africana e della Lega Araba.

Su tutto una sola parola d'ordine, sintetizzata in un discorso del presidente americano Barak Obama: "Il regime di Gheddafi ha raggiunto il punto di non ritorno. Restano incognite, ma il futuro della Libia appartiene al popolo libico".

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