Cerca e trova immobili

UCRAINALei, le rose e quelle bombe "di nessuno"

15.03.22 - 12:00
Ieri Donetsk, oggi Lugansk. Nel Donbass si rialza la temperatura. E cresce il timore per le operazioni "false flag".
Reuters
Lei, le rose e quelle bombe "di nessuno"
Ieri Donetsk, oggi Lugansk. Nel Donbass si rialza la temperatura. E cresce il timore per le operazioni "false flag".
Il bombardamento di ieri ha provocato una ventina di vittime, innescando accuse incrociate tra Mosca e Kiev. Oggi sono stati colpiti un ospedale e alcune scuole a Rubižne: 4 i morti.

DONETSK - Lei cammina; con lo sguardo rivolto verso il basso, gli occhi quasi chiusi e un mazzo di rose stretto a sé. Tutto intorno, le ferite aperte dalla guerra. I solchi nelle vetrate - uniti da lunghe crepe, che sembrano sorreggerle come una rete - scavati a forza da un recente bombardamento. Il contrasto, forte di quella mano timidamente alzata a favore di camera, presenta un colpo d'occhio brutale, come se quella donna fosse rimasta immobile mentre una raffica di colpi le "ricalcava" i contorni.

La foto in questione è stata scattata questa mattina a Donetsk, "capitale" di una di quelle due Repubbliche autoproclamate, a maggioranza filo-russa, che sono state l'innesco dell'invasione russa in Ucraina. E la protagonista si sta recando a lasciare quel mazzo di fiori in un memoriale improvvisato in città per ricordare le vittime - una ventina i morti e una trentina i feriti - provocate da un missile che ha colpito la città ieri. Per mano di chi ancora non si sa.

Ciò che invece si sa è che all'esplosione di quel missile ne è seguita una seconda, a combustione continua. Fatta di accuse incrociate tra Mosca e Kiev. I separatisti che puntano il dito sulle forze ucraine. Queste che respingono gli addebiti, perché «il missile era senza ombra di dubbio russo». Il missile in questione era un Tochka-U, in uso alle forze di Kiev. La Russia ufficialmente non lo schiera più da almeno due anni. C'è però un asterisco, rileva oggi la Stampa in una sua ricostruzione. Il sistema tattico sarebbe infatti stato impiegato proprio in queste settimane anche dai russi, durante la campagna in Ucraina. Nessuno però porta prove a dimostrazione delle proprie parole. E la bilancia resta così in movimento.

Il timore delle "false bandiere"
Come lo era alla vigilia del 24 febbraio, quella del Donbass rimane una polveriera. E come tale, una piccola fiammella può essere più che sufficiente. Non è un caso che l'allarme per cosiddette operazioni "false flag" fosse altissimo già in quelle settimane che hanno preceduto il "boots on the ground" deciso dal Cremlino. E proprio di «false flag operation» - ossia di un attacco condotto sotto "falsa bandiera", da sfruttare poi come pretesto per giustificare un'invasione su larga scala - avevano parlato i servizi d'intelligence di Londra dopo il bombardamento su un asilo nel Donbass, avvenuto lo scorso 17 febbraio.

Dopo quello di ieri su Donetsk, altri missili hanno colpito questa mattina la regione di Lugansk, a Rubižne, provocando almeno quattro morti. Nel bersaglio anche un ospedale e alcune scuole. Il quotidiano "Kyiv Independent" - che cita Serhiy Haidai, il capo dell'amministrazione militare della regione - lo ha attribuito alle forze russe. Una replica per il momento non è ancora arrivata. Ma la regione del Donbass non è il solo scenario per agire sotto "falsa bandiera". Ci sono infatti anche le zone a ridosso le confine bielorusso. Proprio qui, pochi giorni fa, è stato colpito il villaggio di Kopani. Si è detto - scrive RadioFreeEurope - che fosse un attacco partito dai cieli ucraini, ma il ministero della Difesa di Kiev non ha perso tempo nel puntare il dito su Mosca, etichettandolo come un tentativo di provocazione per trascinare anche Minsk nel conflitto. E come questi, altri potrebbero accaderne nei prossimi giorni. Altre bombe "di nessuno". E altre rose.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE