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REGNO UNITOCommenti sul burqa: Johnson non si scusa, chiesta l'espulsione

08.08.18 - 11:12
L'ex ministro degli Esteri britannico ha paragonato le donne con il velo integrale a «cassette della posta» e a «rapinatori»
Keystone
Commenti sul burqa: Johnson non si scusa, chiesta l'espulsione
L'ex ministro degli Esteri britannico ha paragonato le donne con il velo integrale a «cassette della posta» e a «rapinatori»

LONDRA - Boris Johnson non intende scusarsi, malgrado le sollecitazioni ricevute anche dalla premier Theresa May a farlo, per aver definito il velo integrale (burqa o niqab) un simbolo di «oppressione» e aver paragonato sarcasticamente le donne che lo indossano ai «rapinatori di banca» e alle «cassette per le lettere».

Lo ribadisce oggi il Daily Telegraph, giornale per il quale l'ex ministro degli Esteri conservatore scrive abitualmente e sul quale ha pubblicato nei giorni scorsi l'articolo 'incriminato', scritto peraltro per dire no a qualsiasi forma di divieto imposto per legge nel Regno Unito.

Articolo le cui battute irridenti hanno suscitato un putiferio e sono valse all'autore accuse di islamofobia dalle maggiori organizzazione musulmane britanniche, dall'opposizione laburiste, ma anche da esponenti Tory: in particolare fra quelli di radici islamiche.

È il caso di lord Mohamed Sheikh, magnate delle assicurazioni, cofondatore del Forum dei Conservatori Musulmani e già consigliere dell'ex premier David Cameron che ne ha chiesto l'espulsione dal gruppo Tory in Parlamento.

«Boris è un uomo, non un superuomo e può essere messo fuori», ha detto alla Bbc lord Sheikh, membro conservatore della Camera alta, bollando come insufficiente la stessa richiesta di scuse fatta propria della May.

Ma la premier - oggi in Francia con il principe William per partecipare alla commemorazione del centenario dell'offensiva della Somme della Prima Guerra Mondiale - sembra avere in effetti margini di manovra limitati.

Altri parlamentari Tory si sono infatti già schierati in difesa di Johnson e qualunque azione disciplinare significherebbe la spaccatura del partito e un colpo fatale per il governo, già indebolito dalle divisioni interne sulla Brexit.

Una fonte vicina all'ex titolare 'brexiteer' del Foreign Office ha per parte sua chiarito fin da ieri che l'indocile Boris non intende fare passi indietro sul burqa e considera «ridicole» le accuse. Le sue parole - secondo la fonte, che glissa sui toni sarcastici contestati - esprimono «una visione liberale» del tema; e scusarsi vorrebbe dire chinare il capo di fronte a «reazionari ed estremisti».
 
 

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