Le onde di Bali o della Costa Rica sono considerate il non plus ultra
ma il viaggio di andata e ritorno ha un peso importante sulle emissioni di CO2. È possibile combinare surf e sostenibilità? Un’intervista a Sabrina Haase, surfista e collaboratrice di fairjourney.
In breve
Il surf è e resta sempre uno sport di tendenza e la Svizzera non ha sbocchi sul mare. Come si fa a organizzare una vacanza all’insegna del surf in modo sostenibile? Sabrina Haase è una surfista e lavora per fairjourney. Grazie alla formula G.L.Ü.C.K. («felicità» in tedesco), l’associazione ha creato una raccomandazione per viaggi sostenibili.
Signora Haase, cosa si nasconde dietro la formula G.L.Ü.C.K.?
La formula G.L.Ü.C.K. è la nostra linea guida per i viaggi sostenibili. La G sta per «gemächlich», «con calma»: restate più a lungo in un posto e cercate di spostarvi sempre con i mezzi pubblici. L sta per «locale»: prenotate il vostro soggiorno presso alloggi famigliari che appartengano alla gente del posto e comprate prodotti e souvenir della regione. Ü di «Überraschung», «sorpresa»: lasciatevi sorprendere e siate spontanei. C: riducete le emissioni di «CO2», cercate ad esempio di spostarvi in treno. E la K sta per «korrekt», «corretto»: pagate un prezzo equo. Se un’offerta vi sembra troppo conveniente è perché qualcun altro paga al posto vostro: i lavoratori, l’ente pubblico o l’ambiente.
Questa formula può essere applicata anche al surf?
Sì, io stessa sono una surfista e so bene quanto possa essere difficile. Quando si è alla ricerca dell’onda perfetta, si finisce subito a parlare di Bali o della Costa Rica.
Un viaggio oltreoceano: non sembra proprio sostenibile.
Non è però impossibile organizzarlo in modo sostenibile: una mia ex-collega ha viaggiato fino in Indonesia in bicicletta. Ma non è una proposta adatta ai più. Il viaggio di andata e ritorno è la parte della vacanza più dannosa per l’ambiente. Un volo all’anno genera più della metà dell’impronta annuale di CO2 di un individuo e non può essere compensata sul posto nemmeno se soggiorniamo presso alloggi famigliari, compriamo prodotti equi e ci spostiamo solo a piedi. Le destinazioni europee sono quindi migliori.
Ad esempio?
La costa atlantica offre onde fantastiche e molte destinazioni sono facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici. Ad esempio, una volta alla settimana parte un treno diretto da Freiburg con destinazione Bordeaux. Anche il Portogallo è perfettamente raggiungibile in treno anche se sono necessari un paio di cambi.
Quanto è pratico viaggiare in treno con l’intera attrezzatura da surf?
So per esperienza personale che può essere molto faticoso, soprattutto se bisogna cambiare treno più volte. Un’alternativa interessante è la condivisione del viaggio. Su Facebook esistono alcuni gruppi di surf come Surftravellers o Mitsurfbörse in cui le persone cercano costantemente compagni di viaggio. Il viaggio in auto non è sostenibile come quello in treno ma è sempre meglio che volare in Portogallo o in Andalusia.
Lei stessa è surfista e si occupa di sostenibilità. Ha una località segreta che consiglia personalmente per una vacanza sostenibile?
In Portogallo, nella regione di Ericeira esiste un bus locale che porta i surfisti con tutta la loro attrezzatura in vari spot. Sul posto consiglio di soggiornare in un surfcamp locale che si occupa di portare i suoi ospiti in vari spot di surf o in un alloggio nelle vicinanze di uno spot in modo da non dover fare costantemente avanti e indietro. Se proprio non è possibile rinunciare all’automobile, anche in questo caso può essere interessante condividere l’auto. In Europa purtroppo non esistono più vere località segrete. Molte onde e molti spot sono sovraffollati. Il mio consiglio: cercare nuove onde al di fuori delle rotte turistiche classiche.
I viaggi sostenibili sono importanti per lei ma al contempo non esclude completamente la possibilità di volare. Come mai?
Penso che sarebbe un problema se tutti rinunciassimo improvvisamente a viaggiare in aereo. Molte persone nel Sud del mondo vivono grazie a viaggiatori e turisti. Durante la pandemia ci siamo resi conto con precisione di quante persone dipendono da essi per la loro sopravvivenza. Ma è il modo in cui viaggiamo oggi a non essere più sostenibile.
Quali sono le alternative?
Si potrebbe ad esempio viaggiare oltreoceano solo una volta ogni cinque anni e nel frattempo restare a surfare sulla costa atlantica europea. Oppure restare in Svizzera: a Bremgarten e a Thun si trovano sempre delle belle onde, a Zurigo e a Ebikon ci sono impianti per onde indoor mentre a Sion c’è un bacino esterno.