Cerca e trova immobili

CANTONEPreventivo, due giorni non sono bastati

06.02.24 - 22:35
I lavori in Gran Consiglio riprenderanno domani. Cancellato il contributo di solidarietà. L'intesa nella maggioranza reggerà?
Tipress
Preventivo, due giorni non sono bastati
I lavori in Gran Consiglio riprenderanno domani. Cancellato il contributo di solidarietà. L'intesa nella maggioranza reggerà?

BELLINZONA - Quasi venti ore trascorse in aula di Gran Consiglio non sono state sufficienti. La seconda giornata di lavori parlamentari, scandita da un fiume di emendamenti e votazioni, si è conclusa poco dopo le 22.15; con tanto di ultima votazione a opporre chi voleva proseguire il dibattito e chi invece chiedeva di rinviare gli ultimi "capitoli" a domattina (dato che una terza giornata, in virtù delle restanti trattande, era in fondo già stata prevista). A spuntarla alla fine sono stati gli ultimi, con un risicatissimo 43 a 37. E per conoscere il destino del Preventivo 2024 - e se l'accordo nella maggioranza reggerà alla luce dello stralcio del contributo di solidarietà del 2% - bisognerà attendere le 9 di mercoledì mattina.

Cancellato il "contributo di solidarietà"
La prima "bagarre" del pomeriggio si è consumata proprio sul cosiddetto contributo di solidarietà, finito nel mirino di quattro emendamenti (da parte del Centro, dei Verdi Liberali e del PS, più uno, firmato da Matteo Pronzini, ritirato in corsa) e abbattuto dalla maggioranza, con 45 voti a favore, 31 contro e 12 astenuti. Fra questi ultimi anche l'intero gruppo UDC che ha deciso di non votare gli emendamenti presentati dagli altri. Sergio Morisoli ha chiarito: «I nostri emendamenti sono stati fucilati in Gestione» e, parlando di «fuoco incrociato» tra i partiti della maggioranza, ha aggiunto che «non vogliamo portare acqua a nessuno dei tre mulini». Boris Bignasca ha replicato: «Ormai nemmeno Morisoli rispetta il Decreto Morisoli. E ci sembra evidente che l'obiettivo dell'UDC non è risanare le finanze pubbliche ma mettere un loro membro in Consiglio di Stato». Da un fuoco incrociato all'altro.

Tornando però al discusso contributo. «A casa mia è un'imposta sul reddito» ha ribadito il capogruppo del Centro, Maurizio Agustoni. «Una misura che accentua il peso finanziario sul personale pubblico» e «giunge in un momento già critico», nonché «un onere aggiuntivo e arbitrario, oltre le regolari dinamiche contrattuali», ha rincarato Tessa Prati per il Partito Socialista, con Fabrizio Sirica che ha parlato di misura «svilente» nei confronti dei dipendenti pubblici: «Il solo concetto» di contributo di solidarietà «è fastidioso». Uno «schiaffo ai dipendenti» per Matteo Buzzi (Verdi). «Si privilegiano le finanze dello Stato all'economia reale», ha aggiunto Tamara Merlo (Più Donne). «Questo Governo e questo parlamento stanno riducendo i posti di lavoro pubblici», "l'accusa" del capogruppo socialista Ivo Durisch.

I toni, come era facilmente prevedibile, si sono poi alzati al centro dell'emiciclo. Nella sua dichiarazione di voto, la capogruppo liberale radicale Alessandra Gianella ha richiamato il Centro sull'intesa trovata in sede commissionale. «La convergenza conteneva anche questa misura. Mi sembra chiaro che così facendo il deficit aumenterà ancora». Secca la replica da parte di Agustoni: «Noi abbiamo chiesto fin da subito di togliere questo prelievo». «Un gruppo di maggioranza, non il nostro, e nemmeno la Lega, ha vincolato la sua firma al rapporto di maggioranza al mantenimento di questa misura [...] Noi abbiamo firmato dicendo che l’emendamento lo avremmo presentato lo stesso».

Premi, sussidi e "cerotti"
Sonora bocciatura poi - 55 voti contrari e solo 16 a favore - per l'emendamento presentato da Simona Genini (PLR) - e firmato da altri sei membri del suo gruppo - che proponeva una revisione del calcolo dei sussidi per i premi di cassa malati, equivalente a un risparmio per 12 milioni di franchi.

«Gli aiuti per ridurre i premi di cassa malati oggi sono versati anche a famiglie con un reddito di 160mila franchi. È un’aberrazione». E «più che un risparmio è una correzione del sistema. È chiaro che non rimetterà in equilibrio i conti. Ma è un gesto carico di significato», ha detto la deputata liberale radicale. Una linea bollata come «di totale insensibilità» da parte di Fabrizio Sirica; «nell’anno in cui è aumentato di più il premio di cassa malati e quando la prima preoccupazione delle famiglie è questa». «Io vorrei sapere chi sono queste famiglie da 160 mila franchi che hanno diritto a queste riduzioni», ha aggiunto Danilo Forini. E ha proseguito: «Se i premi aumentano del 20% in due anni, le riduzioni dei premi devono aumentare del 20%». L'emendamento ha visto anche la netta opposizione, scontata, da parte della Lega dei Ticinesi e del PC. «Un emendamento anti-sociale che tenta di far rientrare dalla finestra quello che avete fatto uscire dalla porta», ha sotttolineato Massimiliano Ay.

Carovita, il "compromesso" non passa
Più in equilibrio ma con lo stesso esito è stato il voto sul "compromesso" sul carovita proposto dall'emendamento di Claudio Isabella (Centro), Fabrizio Sirica (PS), Giulia Petralli (Verdi) ed Evaristo Roncelli (Avanti con Ticino&Lavoro). La richiesta era di riconoscere a tutti i dipendenti dello Stato un rincaro pari all'1% più, a chi ha uno stipendio inferiore a 70mila franchi, un contributo una tantum pari a 400 franchi. Il carovita «non è un bonus, uno scatto o un premio. Significa mantenere lo stesso potere d’acquisto. Se non concessa è una misura che ci si porta dietro tutta la vita», ha insistito Sirica. «Non concedere il carovita ha ripercussioni sui salari dei prossimi anni», gli ha fatto eco Matteo Pronzini (MPS).

Michele Guerra, relatore del rapporto di maggioranza, è quindi intervenuto «per suonare un campanello d'allarme». «La politica senza parola data è come un edificio senza fondamenta. Come maggioranza abbiamo deciso di andare in aula per dare un Preventivo a questo Cantone. Non per poi vedere come vanno le cose. Così abbiamo fatto, ma devo dirvelo: ancora una piccola deviazione ed ecco che il nostro obiettivo lo perdiamo irrimediabilmente. Ricordo che la nostra Costituzione ci impone di rispettare il freno al disavanzo. In questo momento al netto dello stralcio del contributo di solidarietà, da 122 milioni siamo passati a un deficit di 130.8 milioni. Violeremmo la legge superando i 132.7. Qualsiasi minima variazione rischia di far implodere tutto». Sullo stesso binario anche Gianella, che ha "ammonito" il plenum: «Se sforiamo, non votiamo» il Preventivo. E il compromesso si è quindi "schiantato" contro la maggioranza, che l'ha bocciato con 42 voti contrari e 33 a favore.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE