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CANTONEPreventivo, la "quiete" prima della battaglia

05.02.24 - 22:00
La prima giornata di dibattito si è conclusa in tranquillità. La discussione entrerà nel vivo domani con gli oltre 70 emendamenti sul tavolo
Tipress
Fonte Red
Preventivo, la "quiete" prima della battaglia
La prima giornata di dibattito si è conclusa in tranquillità. La discussione entrerà nel vivo domani con gli oltre 70 emendamenti sul tavolo

BELLINZONA - È un Preventivo 2024 che, detto in estrema sintesi, non piace a nessuno - e ben lo raccontava già il "tandem" tra l'accordo maturato tra la maggioranza della Commissione della Gestione e la cascata di emendamenti che saranno discussi in aula a partire da domani - ma quanto emerso dalle prime ore di dibattito lascia già intravedere una volontà piuttosto diffusa verso l'approvazione dei conti cantonali, perché - citando Michele Guerra, presidente della Gestione - «non possiamo restare alla deriva».

I contenuti del suddetto rapporto - uno dei tre scaturiti in sede commissionale - sono ormai ben noti. In particolare quei tre nodi attorno a cui sorge l'intesa tra Centro, Lega e PLR: no al taglio ai sussidi di cassa malati, sì al contributo di solidarietà per i dipendenti pubblici così come alla mancata sostituzione del personale nella misura del 20%. Il deficit? Il Governo, lo ricordiamo, preventivava 95.7 milioni, il rapporto dice 122 milioni. E se la maggioranza si atterrà a quanto firmato, ha proseguito Guerra, ecco che «il Preventivo sarà al sicuro». Un preventivo, vale la pena sottolinearlo, su cui incombe già l'ombra di quello successivo. E Ivo Durisch, relatore di uno dei due rapporti di minoranza - in cui viene chiesto anche lo stralcio delle misure di risparmio previste sugli Istituti sociali, del contributo di solidarietà e il risparmio sui trasporti pubblici - ha sottolineato che i tagli eliminati quest'anno dalla «maggioranza borghese» sono, in sostanza, rinviati all'anno prossimo. Mentre Tiziano Galeazzi, firmatario del secondo rapporto di minoranza, ha ricordato la proposta di correggere la spesa per circa 80 milioni di franchi l'anno, perché «quando la ranocchia si gonfia poi rischia di esplodere».

Entrando nel dibattito, la capogruppo del PLR Alessandra Gianella ha sottolineato che «non siamo soddisfatti del Preventivo, né delle misure di rientro, né del risultato finale». Ma «stiamo per schiantarci» e «rinviare il problema non è più la soluzione». Maurizio Agustoni, capogruppo del Centro - oltre a spezzare una lancia in favore del lavoro del Consiglio di Stato nell'allestimento dei conti - ha smorzato i toni parlando di una situazione dei conti che è sì «difficile ma non catastrofica [...] e l'eccesso di allarmismo è irresponsabile quanto l'eccesso di ottimismo». Ben più dura è stata invece l'entrata in materia del capogruppo leghista Boris Bignasca che ha parlato di «adesione tutt'altro che convinta» da parte della Lega al rapporto di maggioranza, puntando poi il dito verso il «Governo portato a spasso dai suoi funzionari dirigenti». Poi ci sono i pollici rivolti verso il basso. Come quello dell'UDC. Il capogruppo Sergio Morisoli, quasi desolato, ha parlato senza mezzi termini di «dinamica immorale», chiudendo il suo intervento con un eloquente «c'è poco da dire». Amalia Mirante, per Avanti con Ticino&Lavoro, ha invece definito il Preventivo 2024 «figlio di nessuno», quindi «politicamente orfano», e «che copre di vernice trasparente i veri problemi».

Da parte del Consiglio di Stato, il presidente Raffaele De Rosa - sottolineando che quello per il 2024 «non è solo un preventivo ma è la prima parte di un piano di riequilibrio finanziario» - ha difeso l'azione del Governo «costretto a intervenire in tutti gli ambiti» con «misure il meno dolorose possibili» e ha passato in rassegna quelle che sono le principali problematiche che incorniciano il momento: dagli strascichi legati alla pandemia, al difficile contesto geopolitico, alla pesante mancanza rappresentata dall'assenza dei versamenti della BNS (che si estende oltre l'orizzonte) e, non da ultimo, «alla difficoltà nel far riconoscere le peculiarità del nostro cantone» a Berna. Anche Christian Vitta, direttore del DFE, ha ricalcato l'accento su un «contesto cantonale, nazionale e internazionale in rapido mutamento» - evocando pure i risparmi da 2.5 miliardi di franchi previsti dalla Confederazione, che riverseranno nuovi oneri sui cantoni - e ha ricordato, riavvolgendo il nastro, i tre avanzi di esercizi consecutivi che, con il pareggio del 2022, hanno sostanzialmente consentito di «chiudere in pareggio» un periodo di sette anni. E tornando al presente ha parlato di «cambiamenti tutt'oggi ancora gestibili», ma che richiedono decisioni difficili. E da qui l'auspicio che venga trovata in aula un'ampia intesa tra le forze politiche.

In quell'intesa che però, sulla carta, sostiene il rapporto di maggioranza c'è un punto che ha allarmato il DECS. Un punto che va «affrontato subito» ha detto la direttrice Marina Carobbio. Perché quel 20% di mancata sostituzione riguarda anche i dipendenti dello Stato che non sottostanno al PPA (il piano dei posti autorizzati). Ed è «una fetta importante dei dipendenti dello Stato, in particolare nella formazione», ha evidenziato Carobbio, che teme quindi un peggioramento della «qualità della formazione».

La prima giornata di lavori, senza particolari scossoni, è proseguita quindi fino a tarda serata con l'analisi dei conti dei singoli dipartimenti. I lavori riprenderanno domani pomeriggio alle 13 con i dipartimenti restanti per poi entrare nel vivo della "battaglia" con la discussione sugli oltre settanta emendamenti.

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