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CANTONE / SVIZZERAAccordo quadro: «No, grazie»

23.05.19 - 11:02
La sezione ticinese dell’Unione Sindacale Svizzera spiega, in 5 ragioni, la propria contrarietà al progetto
Keystone (archivio)
Accordo quadro: «No, grazie»
La sezione ticinese dell’Unione Sindacale Svizzera spiega, in 5 ragioni, la propria contrarietà al progetto

BELLINZONA - L’Unione Sindacale Svizzera - Ticino Moesa dice «no, grazie» al progetto di accordo quadro negoziato tra il Consiglio federale e l’Unione europea in quanto «rimette in discussione il diritto del lavoro del nostro Paese, già non molto ricco, come pure i diritti democratici e il servizio pubblico».

Abusi e dumping - Nello specifico - come si legge in una presa di posizione odierna - l’USS-TI articola la propria contrarietà in cinque ragioni, sottolineando come l’eventuale adozione dell’accordo andrebbe a favorire «solo i potenti gruppi finanziari», arrecando danno a «salariati e cittadini». Il primo punto sollevato riguarda proprio gli «abusi nel mondo del lavoro», che l’intesa andrebbe ad «incentivare» attraverso la riduzione delle misure di accompagnamento in vigore.

Segue la questione legata al dumping salariale. «L’accordo quadro prevede che le decisioni della Corte di giustizia sarebbero applicabili anche alla Svizzera», scrive il sindacato, citando l’esempio di una sentenza della Corte di giustizia in Austria che ha deciso «che sono applicabili le condizioni di lavoro del paese sede dell’azienda e non quello in cui il lavoro viene svolto. In Svizzera potrebbero quindi essere applicabili stipendi polacchi, se un’azienda di questo paese svolgesse lavori nel nostro Paese».

«Fine della politica regionale» - L’accordo prevede pure la «soppressione delle garanzie dello Stato ai servizi pubblici», che potrebbe imporre la «privatizzazione» degli stessi. Nel caso del Ticino, «verrebbe a cadere la garanzia del Cantone a BancaStato e all’Azienda elettrica ticinese». Alla politica regionale sarebbe «impedito qualsiasi intervento» di sostegno, in quanto «in contrasto con i principi fondamentali dell’UE, che privilegiano il mercato e la concorrenza».

Infine, l’accordo quadro «obbligherebbe la Svizzera a riprendere automaticamente le direttive emanate dall’UE», anche nei campi in cui vi è necessità del voto popolare. In casi simili, la direttiva «entrerebbe in vigore provvisoriamente in attesa del voto». Ed un eventuale rifiuto potrebbe sfociare in sanzioni.

Referendum all’orizzonte - Alla luce di queste motivazioni, e sottolineando come anche i sindacati dei paesi aderenti all’Unione europea «stanno esprimendo crescenti preoccupazioni e dissensi verso questo tipo di politica», l’USS-TI ha annunciato che in caso di approvazione dell’accordo parteciperà al lancio di un referendum.

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