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LUGANO«Caro Quadri, italiani e ticinesi sono figli della stessa terra»

03.01.19 - 17:10
Un deputato di Varese e uno di Como criticano la richiesta di bloccare i ristorni ai frontalieri avanzata da Lorenzo Quadri. «Non rispetta gli accordi internazionali»
«Caro Quadri, italiani e ticinesi sono figli della stessa terra»
Un deputato di Varese e uno di Como criticano la richiesta di bloccare i ristorni ai frontalieri avanzata da Lorenzo Quadri. «Non rispetta gli accordi internazionali»

LUGANO - «Consideriamo il territorio italo-svizzero come una Comunità di cittadini impossibile da scindere e continueremo a lavorare per una maggiore integrazione economica con chi vorrà dialogare con noi». A parlare sono  Niccolò Invidia, deputato varesino del Movimento 5 Stelle,e il deputato comasco Giovanni Currò, che oggi prendono la parola a seguito della richiesta - avanzata a più riprese da Lorenzo Quadri - di bloccare i ristorni ai frontalieri.

I due deputati italiani fanno notare che esiste un disequilibrio tra «la richiesta di mancata ratifica di un accordo e la richiesta di venir meno al rispetto di una accordo internazionale già ratificato fin dal 1974».

Per i due deputati italiani, Lorenzo Quadri con la sua richiesta di bloccare i ristorni non farebbe altro che «venir meno alla volontà popolare dei cittadini elvetici in merito agli accordi internazionali, peraltro espressa recentemente attraverso invidiabili strumenti di democrazia diretta».

Criticano poi termini come “Ratt” o “Mammelle”, spesso usate dal giornale leghista. «Non riusciamo a condividerli sia come stile che come dialogo rispettoso tra le parti, facciamo davvero fatica ad intravedere tali sensi figurativi in ciò che viviamo sui territori. La storia parla chiaro dal ’74 ad oggi i nostri territori hanno dimostrato una grande sinergia in un incrocio di domanda e offerta di lavoro per lo sviluppo reciproco e di questo ne hanno potuto solo giovare».

Per Nicolò Invidia e Giovanni Currò, italiani e ticinesi rappresentano una «comunità di cittadini figli dello stesso territorio» ed è per questo che chiedono di «sederci nuovamente ad un tavolo per aprire un dialogo sulla valutazione di stilarne uno nuovo, per rivedere, solo di poco, quello ormai datato del ’74. Un possibile nuovo accordo positivo per entrambi i contraenti e vicino alla comunità che ne usufruiscono. Un c.d. aggiornamento dell’accordo che preveda ad esempio anche il rispetto di ciò che l’UE ha espresso sul tema dei sussidi di disoccupazione dei lavoratori transfrontalieri in Europa, per garantire equi diritti a tutti i cittadini del lato europeo».

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