Lorenzo Quadri, Marina Carobbio e Roberta Pantani affrontano il tema nell'ora delle domande. «C'è il rischio di dumping salariale»
BERNA - Rivedere la decisione di escludere il Ticino dal CCL (contratto collettivo di lavoro) dei negozi delle stazioni di servizio. È quanto chiedono tre consiglieri nazionali al Consiglio federale in occasione dell’ora delle domande.
Il primo febbraio è entrato in vigore il CCL per le stazioni di servizio in Svizzera, ma il Consiglio federale aveva deciso di escludere il Canton Ticino dall’applicazione dei salari minimi. Il Consiglio di Stato ticinese, ricorda Lorenzo Quadri nella sua domanda, ha chiesto di applicarlo anche in Ticino, preoccupato che «la sua assenza fomenti fenomeni di dumping salariale». Pertanto Quadri chiede al Consiglio federale di rivalutare la situazione «nel senso richiesto anche dal governo ticinese».
Sempre sullo stesso tema, si è espressa anche Marina Carobbio: «Come intende il Consiglio federale garantire salari dignitosi anche in Ticino e soprattutto che passi intende intraprendere per introdurre un salario minimo in questo settore anche in Ticino come in tutta la Svizzera?».
Sulla stessa linea d’onda anche Roberta Pantani: «Tenuto conto delle condizioni già precarie del mercato del lavoro in Ticino, non pensa il Consiglio federale che questa mancata applicazione dei salari minimi previsti dal CCL alimenti fenomeni di dumping salariale, soprattutto nelle zone di frontiera?»