Delusione tra i promotori dell'uscita dal nucleare, ma l'addio all'atomo appare comunque incontrovertibile
BELLINZONA - «È evidente che il risultato è deludente, secondo noi vi erano tutte le premesse per uscire dal nucleare senza avere conseguenze negative, nemmeno dal punto di vista economico», commenta la bocciatura dell’iniziativa Matteo Buzzi, coordinatore per la Svizzera italiana dell’Alleanza per l’uscita pianificata dal nucleare. «Evidentemente speriamo che la Strategia energetica 2050 venga mantenuta come votata dal Parlamento», aggiunge. La speranza è che le centrali vengano effettivamente spente entro il 2050. «Io mi auguro che vengano spente anche prima».
Troppo pericolose - Non c’è il timore che questo voto venga letto come una volontà di mantenere le centrali? «Sicuramente verrà sfruttato in questo senso. Non ho dubbi che il tentativo vi sarà, ma conoscendo i problemi di sicurezza delle centrali svizzere è impossibile mantenerle», chiarisce Buzzi. A portare fuori la Svizzera dal nucleare sarà soprattutto una questione di soldi. «Gli investimenti per mantenerle sicure dal punto di vista finanziario non sono sopportabili».
Effetto Fukushima - Nel marzo 2011 vi fu il disastro nucleare di Fukushima e il tema energetico contraddistinse la campagna elettorale d’ottobre per le Federali. La Svizzera sembrava pronta a una rapida svolta. Cos’è successo? Fukushima è già dimenticata? «Sicuramente sia la popolazione che i media hanno dimenticato un po’ velocemente quell’evento», risponde Buzzi. E qualcuno potrebbe anche aver sfruttato questa memoria corta: «In questo senso anche la tattica di ritardare il più possibile la data della votazione ha avuto successo». L’iniziativa , infatti, è stata depositata nel 2012 e considerata riuscita a gennaio del 2013.