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CANTONEProcesso interrotto per...freddo

24.01.24 - 12:31
Brusco stop al dibattimento sul caso del White, e all'intervento dell'avvocato di Bruno Balmelli, da parte della giudice.
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Processo interrotto per...freddo
Brusco stop al dibattimento sul caso del White, e all'intervento dell'avvocato di Bruno Balmelli, da parte della giudice.

LUGANO - Si è riaperto stamattina il processo d'appello sul caso del rogo appiccato al White di via Nassa il 12 febbraio 2021. A prendere la parola è stato il difensore del noto imprenditore e titolare del negozio Bruno Balmelli, l'avvocato Ettore Item. Dopo circa un'ora il suo intervento è stato però interrotto dalla giudice Giovanna Roggero-Will a causa del freddo, ritenuto eccessivo, presente in aula. «Così non possiamo lavorare, fa troppo freddo», ha detto la giudice, chiedendo delle stufette e fissando la ripresa del processo per le 14 di questo pomeriggio.

Il dibattimento si è svolto all'interno dello stabile, un po' datato, del Centro di formazione della Polizia cantonale di Giubiasco: il palazzo della Corte di appello di Locarno, lo ricordiamo, è infatti chiuso per lavori.

«Nessun incendio incontrollabile» - «A torto la Corte di primo grado, apparsa palesemente prevenuta verso Balmelli, ha stabilito che il fuoco appiccato era diventato incontrollabile», ha esordito Item, chiedendo l'assoluzione del 74enne dal reato di incendio intenzionale. «Subito dopo i fatti le videocamere di sorveglianza hanno ripreso l'esecutore materiale, che non appare ferito, uscire tranquillamente dal negozio. Oggetti molto infiammabili come cartoni contenenti scarpe e abiti sono inoltre rimasti intatti e non vi è stato nessun danno agli uffici soprastanti o al palazzo». Per la difesa, dunque, «non si configura il reato di incendio intenzionale, che implica che le fiamme abbiano raggiunto un ampiezza tale da non poter più essere spente da colui che le ha appiccate».

«Ha pensato a un furto» - Secondo Item Balmelli non ha inoltre commesso incendio doloso perché «non c'è stato alcun pericolo per l'incolumità pubblica». Non vi sarebbe poi stata istigazione ad appiccare l'incendio da parte dell'imputato, e quindi non si potrebbe parlare di incendio intenzionale: «Quando ha parlato con l'amico aveva capito unicamente "non ti preoccupare, ti sistemo io la merce", e ha pensato a un furto, non certo a un rogo in negozio».

Per quanto concerne infine la tentata truffa l'imputato ammette la sua colpevolezza, ma per una somma decisamente minore a quella stimata dalla Corte di prima istanza.

La sentenza è attesa nelle prossime settimane.

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