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CANTONEMortale di Novazzano: «Lei ha ucciso una vittima innocente»

18.01.24 - 10:38
Condannato a un anno e mezzo con la condizionale il 29enne automobilista comasco che provocò la morte di un 53enne ticinese.
Rescue Media
Mortale di Novazzano: «Lei ha ucciso una vittima innocente»
Condannato a un anno e mezzo con la condizionale il 29enne automobilista comasco che provocò la morte di un 53enne ticinese.

LUGANO - 17 giugno 2022, 6.25 del mattino. Sulla A2 all'altezza di Novazzano un'auto si scontra con una moto. Un 53enne del Mendrisiotto viene sbalzato dalla sella e cade violentemente a terra. Le sue ferite sono così gravi che muore sul posto. Il 28enne della Provincia di Como alla guida dell'autovettura, al contrario, rimane illeso.

Oggi, a distanza di un anno e mezzo dai fatti, l'automobilista italiano è stato giudicato colpevole di omicidio colposo e guida in stato di inattitudine dalla Corte delle Assise correzionali e condannato a un anno e mezzo di detenzione sospeso condizionalmente per due anni. Stando alla perizia al momento dei fatti il giovane circolava a 151 all'ora su un limite di 120, aveva un tasso di alcolemia tra l'1,27 e l'1,74 per mille e non è stato rilevato alcun tentativo di frenata. Il 53enne circolava invece regolarmente, sulla corsia di destra, a una velocità di 80 all'ora.

I conti con il passato - «Questo è un caso che lascia l'amaro in bocca, quello di un giovane che si è messo al volante e ha ucciso una vittima innocente, capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato», ha detto il giudice Mauro Ermani confermando la pena accordata tra le parti. «La colpa dell'imputato è grave, come è grave il tasso di alcolemia che aveva al momento dei fatti. Il passato non lo può cancellare, quello che è fatto è fatto e con questo dovrà sempre farci i conti», ha aggiunto. Oggi, però, il 29enne «soffre per quanto successo, e la sua vita è cambiata. Va inoltre visto con favore il fatto che si sia rivolto a uno psicologo».

«Mi ritenevo in condizione di rientrare a casa» - Il dibattimento si è aperto con un breve interrogatorio. «Che rapporto ha con l'alcol?», ha chiesto Ermani all'imputato, che lavorava e tuttora lavora in una struttura sanitaria ticinese. «Ne faccio un'assunzione sporadica, in compagnia. Dall'incidente bevo meno, il pensiero va sempre ai fatti avvenuti due anni fa», ha risposto il ragazzo. «Come se lo spiega ciò che è successo?», lo ha incalzato il giudice. «È stato un errore, una grande imprudenza da parte mia. La mia sensazione, nonostante avessi bevuto, era che potessi rientrare a casa, non mi sentivo alterato». Per Ermani, però, non basta: «Quella che lei presentava era un'ebrietà grave, che è stata la causa di questo drammatico incidente. O lei se ne è completamente fregato, commettendo un atto di grave incoscienza, o, se non ha avvertito sintomi di questa ebrietà, significa che era abituato a bere». Il 29enne, visivamente scosso, ha faticato a dare risposta: «Da parte mia non c'è stato menefreghismo, mi ritenevo in condizione di poter rientrare a casa».

«Non riuscivo neanche a guardarmi allo specchio» - L'imputato ha poi dichiarato di aver intrapreso un percorso di psicoterapia: «Sto cercando di affrontare il tutto e di convivere con la vergogna e il senso di colpa. Sento una colpa talmente grossa che non so neanche come spiegarla, all'inizio non riuscivo neanche a uscire di casa e a guardarmi allo specchio». Il giovane, infine, ha fatto le condoglianze alla famiglia della vittima: «Mi scuso di non averle fatte prima ma non avevo mai trovato il coraggio. Penso spesso a voi e non oso neanche immaginare cosa voglia dire vivere quello che per colpa mia state vivendo».

Il processo si è svolto in forma di rito abbreviato.

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