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LUGANO«Poco credibili gli imputati, ma anche l'accusatore»: prosciolti in due

24.10.23 - 16:32
Né truffa, né appropriazione indebita. «Non è stato possibile accertare come si siano svolti i fatti», spiega il giudice Amos Pagnamenta.
Dan Diffendale - Flickr (2014)
«Poco credibili gli imputati, ma anche l'accusatore»: prosciolti in due
Né truffa, né appropriazione indebita. «Non è stato possibile accertare come si siano svolti i fatti», spiega il giudice Amos Pagnamenta.

LUGANO - Doppio proscioglimento. Il 51enne del Mendrisiotto residente a Dubai e l'80enne italiano a lungo residente nel Luganese processati oggi alle Assise correzionali di Lugano sono entrambi stati giudicati non colpevoli, in dubio pro reo, di truffa e appropriazione indebita.

Durante il dibattimento di questa mattina, lo ricordiamo, l'accusa aveva chiesto un massimo di due anni di detenzione per il ticinese e un massimo di un anno e mezzo per l'italiano. La difesa aveva invece spinto per il proscioglimento di entrambi.

«Le parti hanno fornito delle versioni tra loro discordanti. E la Corte non può accertare al di là di ogni ragionevole dubbio come si siano svolti i fatti», ha spiegato il giudice Amos Pagnamenta.

«Gli imputati si sono mostrati poco credibili in più aspetti», precisa. «Le condizioni in cui si trovavano le statuette nel 2007, visibili in una fotografia fornita dallo spagnolo, sono incompatibili con la tesi che queste appartenessero alla famiglia del ticinese da decenni. Va poi sottolineato che la consegna di oggetti di tale valore nel parcheggio di un centro commerciale non appare verosimile. Agli atti figurano poi delle mail nelle quali gli imputati sembravano volersi accordare per confezionare un legame tra la famiglia del mendrisiense e Züst» e creare la documentazione fornita alla casa d'aste Christie's.

In questo caso, però, «anche la credibilità dell'accusatore privato è gravemente compromessa», sottolinea il giudice. «In denuncia l'uomo ha infatti affermato di aver affidato le statue a entrambi gli imputati, per poi dichiarare in seguito di averle consegnate solo all'italiano. A favore dello spagnolo vi è però il fatto che, a differenza del ticinese, ha potuto fornire alcune foto delle opere all'interno della sua abitazione». Ciononostante «la Corte non può accertare al di là di ogni ragionevole dubbio come si siano svolti i fatti», ribadisce Pagnamenta. E di questo «nel principio del dubio pro reo, beneficiano gli imputati».

Anche nel caso in cui i fatti avessero potuto essere appurati «il reato di truffa, in quanto risalente al 2007, sarebbe in ogni caso risultato prescritto», afferma Pagnamenta. «Si potrebbe piuttosto prospettare una truffa nei confronti di Christie's, della quale lo spagnolo sarebbe però, in quanto consapevole della vendita, ugualmente partecipe». 

Il mancato ossequio del pagamento del 50% del prezzo della compravendita promesso allo spagnolo viene invece giudicato dalla corte come «una questione prettamente civilistica». 

Agli imputati «non viene infine accordato alcun torto morale. Viene però riconosciuto loro un indennizzo delle spese legali, a carico dello Stato, pari a un quinto dell'importo complessivo», chiarisce in conclusione il giudice.

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