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LUGANOCani e bocconi avvelenati: la psicosi corre sulla rete

08.04.14 - 09:16
Alta la tensione in città dopo il caso Milo. Ma l’avvelenamento è un rischio reale oppure no?
Archivio Ti Press
Cani e bocconi avvelenati: la psicosi corre sulla rete
Alta la tensione in città dopo il caso Milo. Ma l’avvelenamento è un rischio reale oppure no?

LUGANO - Dopo l’increscioso caso del piccolo cane Milo, ucciso a Lugano lo scorso 18 marzo con un dolcetto avvelenato somministrato mentre la padrona faceva la spesa, la preoccupazione dei proprietari di cani ticinesi (e soprattutto luganesi) è salita alle stelle. 

Quale miglior cartina tornasole di un sentimento diffuso se non i social network? Ed ecco apparire, su diversi gruppi di discussione e bacheche private, messaggi di allarme che segnalano la presenza dei diabolici bocconi in altre zone della città: a Molino Nuovo e nei pressi dell’Usi. Sempre secondo il tam-tam del web a rischio pure Origlio e zone limitrofe.

Ma si tratta di pericoli reali? Quanto spesso capita che un cane venga avvelenato? Secondo Emanuele Besomi, presidente della Protezione Animali Bellinzona, i casi sono molto più rari di quanto si creda: “Se parliamo di avvelenamento conclamato, ovvero con tanto di certificato rilasciato dal veterinario (come è il caso per Milo, ndr.), non superano una decina all’anno in tutto il Cantone”. Secondo Besomi, è importante discriminare: “Capita che i cani mangino qualcosa che fa loro male e magari li fa vomitare. Ma non per forza di cose deve trattarsi di un boccone avvelenato da un terzo, è una cosa che capita molto di rado. Più comune è che ingeriscano qualcosa di tossico, come diserbanti o pesticidi, che si possono trovare nei prati”.
A confermare la normalità della situazione ci pensa anche l’Ufficio del veterinario cantonale che di recente non ha affatto riscontrato nessun aumento di casi, affermando che gli avvelenamenti succedono sì, ma “solo raramente”.

Quindi, immaginare la presenza di un serial killer di cani a piede libero per Lugano è eccessivo? È sicuro Emanuele Besomi: “Secondo me sì, se una persona del genere dovesse esserci si tratterebbe di qualcuno con seri problemi, innanzitutto dovrebbe girare per la città con del veleno in tasca a caccia delle sue vittime e, il tutto, alla luce del giorno! Un comportamento che non avrebbe precedenti alle nostre latitudini. Se capita, è triste dirlo, è per una questione personale. Cani e gatti vengono avvelenati di solito da vicini perché fanno rumore, sporcano o altro”. 

Una preoccupazione forse eccessiva, quella dei numerosi cinofili nostrani, ma perdonabile, anche considerando che di recente la tensione rasenta picchi storici. A peggiorare il tutto, anche i numerosi casi di aggressioni canine degli ultimi tempi. In questo senso, sempre secondo Besomi è importante “riportare la chiesa al centro del villaggio” e normalizzare la situazione che “ormai da due mesi e mezzo a questa parte è diventata assai tesa”.
Quindi prestiamo sì attenzione, ma non facciamoci rovinare dall’ansia i momenti in compagnia dei nostri amici a quattro zampe. 

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