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"Secchione", "impedito", "cinesata", occhio all'offesa: il video

CANTONE"Secchione", "impedito", "cinesata", occhio all'offesa: il video

19.04.24 - 06:30
Ecco "Le tre porte", uno spettacolo che promuove un linguaggio inclusivo e che non mancherà di suscitare dibattito.
Davide Giordano
"Secchione", "impedito", "cinesata", occhio all'offesa: il video
Ecco "Le tre porte", uno spettacolo che promuove un linguaggio inclusivo e che non mancherà di suscitare dibattito.

LUGAGGIA - Cosa è giusto dire e cosa no? Nell'era del politicamente corretto il tema è di quelli che sollevano polveroni. A portarlo sul palco da questo weekend è l'associazione culturale Lumina di Lugaggia. L'attrice Aglaja Amadò spiega: «Le parole possono ferire profondamente. E noi prima di partire abbiamo fatto un sondaggio in diverse classi delle scuole medie. È emerso che i ragazzi a volte dicono insulti irripetibili. Parole tremende e volgari».

Quelle scritte nel bagno – Taty Rossi, Igor Mamlenkov e, appunto, Aglaja Amadò. È il trio di artisti che coordinati dalla regia di Viviana Gysin mette in scena "Le tre porte". «I protagonisti – dice la regista – sono tre ragazzi delle scuole medie che si ritrovano in un bagno. Confrontati con le scritte offensive che spiccano sulle porte».

«Mettetevi nei panni di chi avete di fronte» – Il rispetto verso il prossimo. L'inclusione. Ma anche il politicamente corretto. Di conseguenza capita che termini come "diversamente abile", "secchione", "sei un impedito" o "persona di colore" possano risultare irrispettosi. Ma è davvero così? «Sì – dice Taty –. Bisogna sempre mettersi nei panni della persona a cui ci si rivolge. Anche fare i complimenti a uno straniero su come "parla bene l'italiano" può essere offensivo. Si dà quasi per scontato che, solo perché ha tratti somatici differenti, questa persona debba parlare male la lingua del posto. Ciò che poteva essere accettabile anni fa, oggi non lo è più. Il buonsenso deve vincere sempre».

Etichette – La compagnia ritiene potenzialmente razzista anche il termine "cinesata" solitamente abbinato a un oggetto di breve durata. La motivazione? «Si dà per assodato che tutto ciò che viene prodotto in Cina sia di scarsa qualità – fa notare la regista –. Viene comunque data un'etichetta a prescindere dalla conoscenza della realtà».

Il contesto – «Ovviamente – puntualizza Igor – dipende sempre anche dal contesto in cui una parola viene detta. Se un amico ridendo ti dice "ciccione", ed è un po' in carne anche lui, allora è un conto. Se te lo dice qualcuno per strada giudicandoti per il tuo aspetto è un altro discorso invece. Non vogliamo demonizzare nulla. Il nostro è un invito alla riflessione sul peso delle parole».

Violenza verbale – Aglaja ammette: «Purtroppo molti giovani sono vittime di violenze verbali. E non sanno a chi rivolgersi per uscire dal loro incubo. Ecco perché c'è un'urgenza di portare in scena questo spettacolo». Taty aggiunge: «Va anche sottolineato che in Ticino esiste proprio uno sportello contro le discriminazioni. È a Lugano, in Via Simen 10. Lì chiunque può raccontare i propri vissuti, trovando professionisti pronti a valutare ogni singolo caso».

«Sbagliare con coscienza» – A volte il confine tra ironia e insulto può essere davvero sottile. Portando in scena uno spettacolo del genere non si rischia di creare confusione o inutili sensi di colpa? Viviana Gysin non crede. Anzi. «Noi vogliamo fare passare il messaggio che va benissimo sbagliare. Ma con coscienza. Confrontandosi. Ridendoci magari su. E trovando insieme espressioni che vadano bene a tutti e che non offendano nessuno. È in questo modo che si costruisce una società civile. Ed ecco perché da settembre vorremmo andare direttamente nelle scuole medie a presentare il nostro spettacolo».

Le prime tappe del tour
"Le tre porte" debutta venerdì 19 aprile alle 20 al Teatro Oratorio di Tesserete nell'ambito del Festival della Fiaba, con bis il giorno successivo alle 10. Domenica 28 aprile tappa al Teatro Foce di Lugano, alle 17.30. Sabato 25 maggio alle 20.30 appuntamento invece al Cambusa Teatro di Locarno.

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COMMENTI
 

Emi79 1 sett fa su tio
C'è un limite a tutto! Si sta veramente esagerando io non lo chiamo buonsenso ma esagerazione! La libertà di espressione deve esserci da tutte e due le parti non solo quando fa comodo. Se io dico a uno straniero che parla bene l'italiano come posso offenderlo? Può essere un complimento per la fatica che ha sicuramente fatto per integrarsi! Dipendende sempre dai punti di vista e detto da persone che fanno della libertà di parola di libera circolazione di scambio di culture ... la libertà è a senso unico. Basta non se ne può più! Ognuno ha il diritto di pensarla ma soprattutto dire quello che pensa senza parolacce offese ecc. .

Kelt 1 sett fa su tio
Risposta a Emi79
Provo a chiarirti. Il punto non è, che se si dice ad uno straniero che parla bene l'italiano egli si offende. Il punto è dare per scontato, aprioristicamente, che una persona con il colore della pelle non rosa, sia straniera. Invece potrebbe essere la terza o quarta generazione che la sua famiglia è in Svizzera. O ancora essere figlio di una svizzera e un malgascio e provare un pò di frustrazione per il fatto che la sua "svizzeritudine" venga sempre messa in discussione. Cosa che invece non accadrebbe al figlio di uno svizzero e una americana. Ci sono mille esempi quotidiani che non sfociano nel campo ridicolo del revisionismo linguistico. Se per esempio io dico "un passeggiatore" a te cosa viene in mente? Un uomo che passeggia suppongo. Se invece dico "una passeggiatrice?". Se dico un "uomo pubblico" a te viene in mente un politico. Se dico "donna pubblica" invece? Pensa tu abbia perfettamente capito Ecco, la libertà d'espressione è sacrosanta finché il significato semantico non viene stravolto, diventando offensivo o diventando una presa in giro e finché il pregiudizio non infici il giudizio. Tutto lì

Emi79 1 sett fa su tio
Risposta a Kelt
Con tutto quanto succede nel mondo guerre intorno a noi e quant'altro stiamo a discutere di come chiamare un "moretto" se ho voglia di mangiarlo? Come lo dobbiamo chiamare per non offendere chi è di colore? Oppure non dobbiamo togliere i mori dalle Processioni Pasquali di Mendrisio per non offendere chi è di colore? Ma per favore!!!!

Onorina 1 sett fa su tio
Perlomeno questo spettacolo porta a discutere sul tema, non è tanto cosa si può dire o no, ma come lo si dice. Uno spettacolo che non mancheremo di vedere. Va detto che ‘’La correttezza politica’’ è servita in tutte le salse che implica prestare attenzione ai termini che usiamo, soprattutto in ambito politico e mediatico, e non usare parole che denigrano un gruppo o una minoranza. Il problema è che non appena compaiono queste precauzioni linguistiche, provenienti da sinistra, appare un movimento opposto proveniente da destra, poi da estrema destra. Per questi ultimi la correttezza politica non è altro che pura cen.su.ra. Molti partiti populisti hanno guadagnato voti ribellandosi a tutto ciò. Cose che esistono da sempre, la differenza è che oggi siamo più sensibili, soprattutto di fronte alla discriminazione e cosi si è visto per esempio cambiare il nome di ‘’testa di cioccolato anziché ‘’testa di ne.gro’’. Da chiedersi dove è il confine tra ciò che è politicamente corretto e ciò che non lo è e in certi casi può diventare pericoloso, soprattutto in campo artistico!! Esempio quello di volere censurare le opere dei secoli passati con il pretesto che non è più corretto oggi come quello che non si può più presentare Shakespeare agli studenti senza prima avvertirli che i passaggi potrebbero offenderli, ancora più grave se venisse censurata ‘’tout court’’ come nei regimi totalitari, quindi l’importanza di non esagerare e usare il buon senso e sapere essere sempre critici, consapevoli che anche da noi potremo finire in un regime totalitario.

Onorina 1 sett fa su tio
Risposta a Onorina
Cari autori dell'articolo, anche con voi non si può più scrivere un ''test normale'' perché il vostro algoritmo è incapace di discernere una articolo che ha un senso da un articolo senza senso e dobbiamo scervellarci a mettere punti ovunque. Non ha senso......

Autore 1 sett fa su tio
Risposta a Onorina
Immagino intenda "parole" quando scrive "test" e commento quando scrive "articolo", quella usata da lei con il punto in mezzo infatti è censurata per un buon motivo. Inoltre erano i moretti o teste di moro, quelli che dice lei, non l'altra cosa. Forse più che scervellarsi per tentare di scrivere certe parole non sarebbe meglio cercare proprio di non usarle, o esporre il pensiero in modo diverso? Giusto un'idea, saluti la redazione

Onorina 1 sett fa su tio
Risposta a Autore
Ok, mi dispiace ma il mio commento non voleva essere offensivo volevo solo sollevare un dato di fatto. Mi spiego meglio. La parola '' censurata'' dovrebbe essere contestualizza all'interno del commento che uno scrive, questo lo fa un essere umano con il buon senso, ciò che appunto non può ma fare l'algoritmo. La parola detta da me (censurata) appunto andava contestualizzata nel commento. Questa stessa parola è stata usata in passato in varie lingue con una differenza linguistica notevole. Per esempio in francese, testa di moro veniva chiamata '' tete de negre'' e per più di 50 anni nessuno si era mai scandalizzato. Se poi venite a correggere anche i pensieri di chi scrive e come scrive qualcosa allora siamo veramente alla frutta, con tutto il rispetto!

Gufo1 1 sett fa su tio
C’è una guerra culturale in atto: è la dittatura woke. Grazie a pochi svitati in testa di sinistra, ora si deve temere pure di parlare. Con più la società ritiene divenire democratica, con meno si vive liberamente. Ma è proprio quello che aspiriamo essere? Complessati totali? Il buon senso non si sviluppa nelle persone in questo modo.

Kelt 1 sett fa su tio
Risposta a Gufo1
Mi fa sempre sorridere vedere chiamare in causa sdegnati la censura chi solitamente passa la vita a censurare gli altri: "questi non son normali e non possono", "questi sono stranieri e non devono", "questi sono diversi e impediamoglielo"...è sempre molto comico. La realtà ci dice chiaramente che esistono persone che confondono la liberà d'espressione con l'offesa. Ci piaccia o meno l'educazione passa anche da questo. Se poi questa educazione cancellerà in malo modo consuetudini storiche o superficialmente farà di tutt'erba un fascio si discuterà su quello e si porranno in atto i correttivi. Se io affermo che un valligiano è più lento perché probabilmente figlio di primi cugini lo sto offendendo e basta non sto esprimendo un'opinione. Dovete capirlo.

Emi79 1 sett fa su tio
Risposta a Gufo1
Concordo pienamente!

Onorina 1 sett fa su tio
Risposta a Gufo1
Ben detto Guffo, concordo

Emib5 1 sett fa su tio
Risposta a Kelt
Mi associo al 100%alla tua risposta a Gufo

Spotless 1 sett fa su tio
Ma veramente quando vedi una persona nera la prima cosa che ti viene da dire è "parli bene l'italiano"? Non so bene dove viva il signore che fa intervista, ma ci sono tante persone nere con origini straniere che parlano un italiano perfetto e che probabilmente vivono in Ticino (o in Svizzera) da più generazioni. E se non si vede che c'è qualcosa di sbagliato nel fare questa affermazione, allora questi spettacoli sono necessari. Perché ovviamente il signore non avrebbe mai fatto un complimento del genere a una persona bianca. Ci sono nella gente ancora tanti preconcetti (pelle nera=straniero che non sa la lingua, una persona poco colta) che possono venire sradicati attraverso questi spettacoli e con l'educazione ai ragazzi e adulti. Penso che il primo passo sia rendersi conto che inconsciamente abbiamo pregiudizi radicati, e che si può sempre migliorare e diventare persone più rispettose e gentili.

francox 1 sett fa su tio
Quindi nemmeno un'americanata.
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