Cerca e trova immobili
«In pochi mesi questa persona ha devastato il mio appartamento»

CANTONE«In pochi mesi questa persona ha devastato il mio appartamento»

11.03.24 - 06:30
Un’inquilina tossicodipendente ha causato danni per 15mila franchi in un'abitazione di Tresa. «Temo lo rifarà», ci dice il proprietario.
Foto lettore
«In pochi mesi questa persona ha devastato il mio appartamento»
Un’inquilina tossicodipendente ha causato danni per 15mila franchi in un'abitazione di Tresa. «Temo lo rifarà», ci dice il proprietario.

TRESA - Armadio distrutto e pareti macchiate e bucate. Cucina rovinata, sportelli staccati e sporcizia sparsa in ogni angolo. E ancora chiavi sparite e maniglia della porta d’entrata divelta. Sono solo alcuni, questi, dei danni causati da un’inquilina, nell’arco di soli sette mesi, in un appartamento di Tresa. E il proprietario, Wolfgang Luaces, ha raccontato l’accaduto a Tio/20Minuti.

«Sono partito per il Messico, mio Paese di origine, a marzo dello scorso anno. Sapevo che ci sarei rimasto per un bel po' di tempo, così ho deciso di affittare l’appartamento in cui vivevo e del quale sono proprietario», spiega. Per trovare un inquilino l’uomo si è quindi rivolto a un'agenzia immobiliare di Lugano. «La collaboratrice che mi ha seguito mi ha detto che si sarebbero occupati loro di tutto e che potevo partire senza problemi: “Ci lasci le chiavi e noi le troviamo una persona con un buon profilo”, mi hanno assicurato. Io mi sono fidato e sono partito».

L'inquilina «"per bene"»- Inizia quindi la ricerca, e due mesi più tardi l’immobiliare informa Luaces di aver trovato una potenziale inquilina. «”È in assistenza ma si vede che è una donna per bene”, mi hanno detto. E per me andava bene, perché la pigione mi sarebbe stata pagata direttamente dal Cantone e perché penso che possa capitare nella vita di finire in assistenza. Così l’immobiliare mi ha mandato il contratto via mail e io ho firmato. Solo in seguito ho capito di essere stato uno stupido e un ingenuo».

Dalle segnalazioni allo sfratto - Già, perché poco tempo dopo Luaces inizia a ricevere messaggi e chiamate dall’amministrazione del palazzo e dai condòmini. «Mi dicevano che dall’appartamento sentivano rumori di oggetti che venivano rotti, che questa donna buttava piatti dalla finestra e che si capiva che c'erano di mezzo problemi di droga». L'uomo, allarmato, si rivolge dunque a un avvocato e, dopo un'udienza all’Ufficio di conciliazione, riesce a ottenere lo sfratto. «È stato stabilito che la signora doveva lasciare l’appartamento il 6 di dicembre, e mia madre è andata sul posto per la consegna delle chiavi». Consegna, però, che di fatto non è mai avvenuta: «La donna non si è presentata: ha lasciato la porta aperta e le chiavi non si sono mai più viste. Ci siamo perciò trovati costretti a far cambiare sia la serratura che il cilindro del portone, senza contare che l'appartamento era in uno stato pietoso».

«Sporco e rovinato in modo inverosimile» - I danni complessivi, ci dice Luaces, ammontano a ben 15mila franchi. E il rapporto stilato dieci giorni dopo dal perito comunale parla chiaro: «L’appartamento è stato abbandonato dalla parte conduttrice in modo indecente, sporco e rovinato in modo inverosimile, se si considera il breve tempo in cui tale degrado è stato messo in atto. Tutte le superfici delle pareti, pavimenti, porte e arredo fisso sono stati oggetto di un trattamento irriguardoso tale da rendere indispensabile un preliminare lavoro di disinfezione, prima di procedere al ritinteggio professionale delle pareti e dei pavimenti e della sostituzione di tutto l’arredo fisso irrimediabilmente distrutto: blocco cucina, ripiano camera matrimoniale, arredo bagno, porta d’entrata senza maniglia». 

«Temo che lo rifarà» - In seguito al disastro e alle segnalazioni dei residenti alla donna è intanto stato assegnato un curatore. Ma chi paga i danni? Non l’RC, in quanto non sono stati causati in modo accidentale, ma intenzionale. E a Luaces resta l’amaro in bocca: «Da Swisscaution ho ricevuto i 3’000 franchi di cauzione. Il resto, però, non so se l’avrò mai indietro. E temo che questa signora, che si è trasferita in un altro appartamento nel Luganese, rifarà la stessa cosa».

Ma c’è delusione anche per il lavoro svolto dall’immobiliare. «Non capisco come non abbiano notato, incontrando questa donna, che c'era una situazione di grave disagio. Io ho visto un paio di foto sui social e mi è bastato. E non mi era mai stato detto che aveva attestati di carenza beni, come hanno riferito in seguito».

«Non ci sentiamo responsabili» - La gerente dell’immobiliare, dal canto suo, respinge ogni accusa. «Premetto che il signore ci ha affidato l’incarico di trovare un inquilino per il suo appartamento, e che noi non facciamo amministrazione, ma intermediazione. Per quanto concerne la locazione questo significa che noi prendiamo i dati dei potenziali futuri inquilini e li trasmettiamo al proprietario, che decide se dare o non dare in locazione il bene immobiliare. In questo caso il proprietario ha accettato e firmato il contratto di affitto». 

E, stando alla gerente, non sarebbe stato commesso alcun errore neanche nel valutare l’idoneità dell’inquilina. «Non penso che una persona che ha i capelli corti o colorati possa essere identificata a prima vista come una tossicodipendente. Agli occhi della collaboratrice che se ne è occupata evidentemente non c’erano sospetti in questo senso». In ogni caso, aggiunge, «il signore non è il primo e non sarà l’ultimo a trovarsi in questa situazione. Ci spiace ma non ci sentiamo responsabili per quanto accaduto». 

«Può capitare» - «Nessuno può garantire che l’interessato sia l’inquilino perfetto», insiste la specialista dell’immobiliare. «E, nel momento in cui si evince che questa persona è in assistenza, io dò per scontato che un proprietario prenda in considerazione che vi possono essere dei rischi». Inoltre «anche un impiegato di banca che perde il lavoro può impazzire da un giorno all’altro e creare danni. Può capitare».

Considerata la situazione, si sarebbe però potuto chiedere il contatto del proprietario dell’appartamento in cui la donna viveva precedentemente. Cosa che, ammette la gerente, non è stata fatta. Dopo aver consultato gli scambi di email tra l’ex collaboratrice e Luaces, l’immobiliare non è poi riuscita a comprovare che all’uomo fosse stato comunicato che l’aspirante inquilina aveva attestati di carenza beni.

Occhi aperti - Casi come questo non sono però una rarità, ci dice la CATEF. «Sono più frequenti di quanto non si pensi», afferma la segretaria cantonale Renata Galfetti. «Le perdite finanziarie possono essere estremamente ingenti, è quindi opportuno che i locatori si muovano con molta prudenza. Va detto, inoltre, che la società che si contatta per la ricerca di un inquilino agisce in funzione di un contratto di mandato che comporta per lei l’obbligo di fare il possibile affinché il compito assegnatole venga adempiuto correttamente. Questo significa che deve fornire al cliente tutte le informazioni necessarie per potere valutare in piena cognizione di causa l’idoneità del candidato proposto». In presenza di un proprietario non particolarmente cognito della materia «è dunque senz’altro opportuno che vengano spiegati anche i rischi connessi con un inquilino in assistenza piuttosto che un tossicodipendente».

Per la CATEF «sarà anche il caso di informare il cliente che quand'anche il Cantone si assumesse l’onere della pigione, il risarcimento di eventuali danni non sarebbe coperto. Molti locatori, infatti, non hanno esperienza e non mettono in conto simili sorprese; spesso, al contrario, vogliono dare una mano al potenziale inquilino. I danni, se causati da incuria o da atti vandalici, non sono però risarciti neppure dalle assicurazioni».

Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio, insomma. «Purtroppo questa tipologia di inquilini ha la tendenza a non cambiare il proprio comportamento», chiosa Galfetti. «Fatti i danni da una parte, arriva l'espulsione e il trasferimento in un nuovo alloggio che subirà lo stesso trattamento». La CATEF osserva poi che «non sembra si stia facendo uno sforzo per invertire questi comportamenti, che vengono minimizzati. È invece giusto ricordare che il danneggiamento costituisce un reato penale punibile, a querela di parte, con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria».

«È mancata professionalità» - Anche secondo Nicolas Daldini, presidente dell’Associazione Svizzera dell’economia immobiliare (SVIT) sezione Ticino, qualcosa in questa vicenda è andato storto. «Credo non siano state fatte le verifiche idonee. Generalmente in queste situazioni si prova almeno a chiamare il locatore precedente. È vero che con la nuova legge sulla protezione dei dati il potenziale inquilino deve concedere il suo via libera, ma se la persona dice no è già un campanello di allarme. Va detto, poi, che prima di proporre come inquilino una persona che ha già precetti esecutivi o attestati di carenza beni bisogna comunque farsi due domande e chiedersi se si sta facendo gli interessi del proprietario». Anche per quanto riguarda la comunicazione «è mancata della professionalità», conviene Daldini: «Il proverbio “verba volant, scripta manent” è più attuale che mai». Dall’altra parte, «il proprietario poteva essere più proattivo, perché il nostro lavoro non è sempre evidente. E quando si trattano numerosi dossier al giorno un errore può succedere».

C’è però, secondo Daldini, un problema di fondo: «Sempre più gente finisce in assistenza, e questa categoria ha difficoltà a trovare un appartamento. In Ticino, inoltre, non viene applicata una vera politica dell’alloggio sociale come ad esempio in Romandia, perciò vi sono molte situazioni precarie».

Controlli in casa? «Impensabile» - Intanto la giovane donna è in un altro appartamento. E la domanda, considerato che è ora seguita da un curatore, sorge spontanea: viene fatto qualcosa per prevenire nuovi danni? «Non seguiamo una procedura specifica per questo tipo di casi», ci spiega l’avvocato Samuele Quattropani, presidente supplente dell’ARP di Agno. «Di solito quando lavoriamo con utenti che hanno poco riguardo verso i beni materiali cerchiamo di integrare delle assicurazioni che coprano almeno in parte i danni». Controlli regolari in casa sono però una mezza utopia. Il curatore, chiarisce infatti Quattropani, «ha incarichi prevalentemente di natura amministrativa e organizzativa. E per le risorse che abbiamo è impensabile applicare un controllo di natura poliziesca volto a verificare che nelle abitazioni tutto rimanga in ordine». 

«Da qualche parte devono pur vivere» - Un certo grado di trasparenza è però dovuto. In seguito a danneggiamenti il nuovo potenziale locatore «viene infatti informato rispetto alla casistica dell’inquilino e alle sue difficoltà», precisa Quattropani, sottolineando che questo compito spetta al curatore. «Inevitabilmente questo crea difficoltà nel trovare un’altra sistemazione. Il che spiega perché queste persone finiscono quasi sempre per occupare stabili vetusti o/e sfitti da tempo».

Questioni relative al danneggiamento di abitazioni sono in ogni caso, per le ARP, quasi all’ordine del giorno. «Sono problematiche che affrontiamo in maniera molto ricorrente. Una fetta della nostra utenza presenta difficoltà nella gestione di un appartamento, ma sono persone che non sono da ricovero o collocamento in struttura, e da qualche parte devono pur vivere».

«La priorità non è pagare i debiti» - Delicato, infine, anche il discorso risarcimento danni. «In tutta onestà la nostra priorità non è pagare i debiti, ma garantire il mantenimento della persona», conclude Quattropani. «A meno che non si tratti di danni contenuti è quindi impensabile che si possa grattare sull’assistenza per risarcire dei debiti, perché quello che arriva è veramente centellinato. E non si può privare la persona del minimo necessario volto a coprire i suoi bisogni primari per pagare debiti o risarcire danni».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE