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«I migranti causano problemi? I ticinesi farebbero di peggio»

CHIASSO«I migranti causano problemi? I ticinesi farebbero di peggio»

29.12.23 - 14:51
Annata difficile per la località di confine. Il parroco don Feliciani: «Proviamo noi, che ci lamentiamo di tutto, a vivere in quei bunker».
Davide Giordano tio/20min
«I migranti causano problemi? I ticinesi farebbero di peggio»
Annata difficile per la località di confine. Il parroco don Feliciani: «Proviamo noi, che ci lamentiamo di tutto, a vivere in quei bunker».

CHIASSO - Un 2023 molto teso per Chiasso sul fronte migranti. Con la polizia esasperata e con i cittadini che sembrano avere esaurito la pazienza. Mentre il centro federale d'asilo continua a essere stracolmo e Berna temporeggia, c'è chi vede qualcosa di positivo. È don Gianfranco Feliciani, da anni parroco della località di confine. «Questa è una tensione che ci fa bene, anche se ci fa male», sostiene in una video intervista a Tio/20Minuti.

Una contraddizione. O no?
«No. Ci rimanda alla verità delle cose. Il fenomeno migratorio è la conseguenza di qualcosa che c'è stato nella storia. Direttamente o indirettamente siamo complici anche noi svizzeri».

In che senso?
«Lo sanno tutti. L'Europa nei secoli ha depredato il mondo. Con un colonialismo di tipo economico che continua ancora. È normale che quelli che abbiamo impoverito ora si riversino qui a chiedere almeno un pezzo di pane».

La polizia a Chiasso deve intervenire due volte al giorno solo per i disagi sollevati dai migranti.
«È intervenuta spessissimo. Però pensate a cosa capita quando a noi ticinesi viene interrotta magari la luce per un paio d'ore. Ci ribelliamo. Reclamiamo»

E quindi?
«Fossimo noi ammassati al posto dei migranti in una struttura che non può contenere 600 persone, faremmo di peggio. La verità bisogna dirla tutta: siamo grati al servizio d'ordine, ma è normale essere nervosi nelle condizioni dei migranti».

Che rapporto ha personalmente con i migranti di Chiasso?
«Buono. Ci parliamo. A parole o con gli occhi. Alcuni vengono in chiesa. Sanno che lì sono accolti. La maggioranza forse non è neanche cristiana. Ma siamo tutti figli di un unico Dio e nasce un feeling immediato».

Insistiamo. Le tensioni nel 2023 sono state parecchie. Qual è il suo messaggio in vista del nuovo anno?
«La pace cristiana e umana non è la pace di chi se ne strafotte degli altri. È proprio la pace di chi ha il coraggio di farsi carico delle sofferenze del prossimo. Non tiriamoci indietro dunque. Il cuore reclama. Le grandi abbuffate e le spese folli non danno la gioia. La tristezza e il senso di vuoto nelle feste natalizie sono palpabili. Proprio perché il cuore ha bisogno anche di altro. Ha bisogno di amore».

 

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