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La maxi-grandinata dall'auto. «C'era panico, un bambino è stato colpito»

MALTEMPOLa maxi-grandinata dall'auto. «C'era panico, un bambino è stato colpito»

26.07.23 - 12:33
Il racconto di tre ragazzi ticinesi che si trovavano a Gardaland lunedì sera. «Le persone si lanciavano nei cespugli per mettersi in salvo»
Lettore Tio/20 Minuti
La maxi-grandinata dall'auto. «C'era panico, un bambino è stato colpito»
Il racconto di tre ragazzi ticinesi che si trovavano a Gardaland lunedì sera. «Le persone si lanciavano nei cespugli per mettersi in salvo»

LUGANO/VERONA - Tra scene di panico e momenti di paura, tre ragazzi ticinesi che erano a Gardaland lunedì sera - quando la grandinata pesantissima ha colpito la zona del Parco divertimenti - non dimenticheranno tanto facilmente quanto accaduto.

Come detto, i tre giovani del Luganese si trovavano alle giostre per iniziare al meglio le loro vacanze, che sono però state interrotte bruscamente e in anticipo. «Il Parco era in fase di chiusura, appena i gestori hanno notato l'arrivo di un temporale hanno chiuso le attrazioni», raccontano a Tio/20 Minuti. «Fortunatamente, quando è cominciato il tutto eravamo già al parcheggio e siamo arrivati in tempo alla macchina».

Se avessero ritardato di pochi minuti, si sarebbero trovati all'aperto, bersagli vulnerabili di enormi proiettili di ghiaccio. In pochi minuti, il cataclisma. «C'era il panico, soprattutto perché delle persone erano ancora fuori all'aperto e senza protezione, chi aveva posto in auto faceva entrare gente per proteggerla, c'era chi si lanciava nei cespugli per cercare riparo, ma non so quanto aiutava». Il parcheggio di Gardaland, in effetti, non ha molti punti coperti. 

A un certo punto è stato necessario chiamare un'ambulanza. «Un bambino di due anni è stato colpito in testa da un pezzo di ghiaccio, grazie a Dio è arrivata l'ambulanza». Qualcosa di non scontato poiché - spiegano sempre i giovani - gli enti di primo soccorso erano completamente travolti dalle chiamate. «Chiamavamo i pompieri, il 118, ma finivamo in attesa e non riuscivamo a metterci in contatto con nessuno».

Le loro auto sono restate danneggiate, ma i tre ragazzi sono riusciti questa notte a rientrare a Lugano. «Ci siamo resi conto che avevamo due opzioni: o dormivamo lì nelle auto rotte o tentavamo di rientrare in qualche modo». Un rientro avvenuto con pazienza e cautela. «Abbiamo coperto i finestrini rotti e percorso l'autostrada pianissimo, a 60km/h. In dogana abbiamo chiesto se potevamo arrivare così fino a Lugano e ci hanno detto di proseguire con le quattro frecce». 

Una disavventura che è capitata proprio il primo giorno di vacanza dei protagonisti della vicenda. Volevano infatti proseguire il loro viaggio, arrivando fino a Venezia. Invece, Madre Natura ha avuto altri piani.

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