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CANTONEAllentamenti, l'infettivologo: «Mossa imprudente»

02.02.22 - 13:18
Il direttore dell'Epatocentro Ticino Cerny boccia la linea del governo. «I rischi aumentano»
Tipress (archivio)
Allentamenti, l'infettivologo: «Mossa imprudente»
Il direttore dell'Epatocentro Ticino Cerny boccia la linea del governo. «I rischi aumentano»
Secondo l'infettivologo una nuova variante è ancora possibile, e potrebbe scompigliare di nuovo le carte. «Abolendo le misure i casi aumenteranno ancora e aumenta il rischio di un sovraccarico del sistema ospedaliero».

LUGANO - Telelavoro, quarantene, certificato Covid e mascherine. Oggi il governo svelerà il piano d'uscita dalle restrizioni anti-Covid. Il ministro della salute Alain Berset ha già dichiarato di voler rimuovere l'obbligo di home-office e quarantena. Ma anche il 2G e l'obbligo di coprirsi il volto potrebbero avere i giorni - o le settimane - contate. 

Una soluzione che, se confermata, va incontro alle richieste dei centri fitness, dei ristoratori e degli organizzatori di eventi, che invocano all'unisono un "Freedom day" al più presto. La task force federale si è espressa ieri invece a favore di un allentamento graduale.

Nella comunità scientifica gli appelli alla cautela non mancano. Per l'infettivologo Andreas Cerny «abolire gli strumenti di contenimento in questa fase è una mossa precoce e imprudente. Dal punto di vista sanitario - avverte l'esperto - sarebbe meglio aspettare un calo sostenuto dei nuovi casi e dei nuovi ricoveri». 

Il motivo è che «Omicron continua a diffondersi in Svizzera assieme alla sua nuova versione BA2, che è una volta e mezzo più contagiosa» sottolinea il direttore dell'Epatocentro Ticino. «La malattia causata è meno grave ma i nostri ospedali continuano a ricoverare nuovi casi in parte anche gravi». Se le misure preannunciate da Berset dovessero concretizzarsi, l'esperto prevede «un aumento dei casi e un prolungamento dell'ondata di Omicron, assieme a un maggior rischio di sovraccarico ospedaliero in caso di apparizione di una nuova variante». 

La linea di difesa fissata dalla Conferenza dei direttori cantonali della sanità è quella del certificato Covid. Cerny concorda il direttore della Conferenza Lukas Engelberger, contrario alla rimozione del 2G. «Togliere l’obbligo del certificato mette le persone non vaccinate a rischio di contagiarsi e sono proprio loro che rischiano decorsi più gravi. Sarebbe anche un messaggio negativo nei confronti di chi ha seguito le raccomandazioni. Potrebbero pensare che aveva ragione chi non si è vaccinato».

Per quanto riguarda il Ticino, la situazione epidemiologica «è anche influenzata dalla vicina Lombardia» ricorda Cerny. «Il tasso di nuovi casi come anche la percentuale della positività dei test sono ancora alti, con un numero di ricoveri ancora sostenuto». L'infettivologo approva la linea prudente scelta dal Cantone, in particolare in ambito sanitario, come pure la decisione delle strutture ospedaliere di introdurre il requisito della vaccinazione per i neo-assunti. «È giustificato - conclude -. Il personale non vaccinato ha un maggior rischio di contagiarsi e di trasmettere il virus all'interno dell'ospedale e tra i pazienti».  

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