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CLARONuovo tornado burocratico: Zinetti in ginocchio

09.08.19 - 13:34
La famiglia di agricoltori ora è nel mirino del Patriziato, che chiede un risarcimento per fatti risalenti a oltre 10 anni fa. Michela, 52 anni, è sfinita: «Il Cantone ci aiuti»
Nuovo tornado burocratico: Zinetti in ginocchio
La famiglia di agricoltori ora è nel mirino del Patriziato, che chiede un risarcimento per fatti risalenti a oltre 10 anni fa. Michela, 52 anni, è sfinita: «Il Cantone ci aiuti»

CLARO – «Siamo arrivati al limite. Ho chiamato anche il Dipartimento dell’economia. Mi hanno dato della paranoica». Michela Zinetti, 52enne di Claro, non ce la fa più. È esausta. Sfinita. Il suo cervello è triturato dalle beghe burocratiche. Presenti e passate. Proprio dal passato emerge l’ennesima gatta da pelare. Riguarda la vicenda della Masseria alla Boscerina 1, che nel 2006 fece parecchio discutere. «Non siamo mai stati risarciti per lo sfratto. Ora, però, il Patriziato, proprietario del terreno, ci chiede a sua volta migliaia di franchi di presunto risarcimento».

Dalle stelle alle stalle – La fattoria della Boscerina 1, situata proprio su un terreno di proprietà del Patriziato di Claro, era tra le più produttive della Svizzera italiana. A un certo punto, gli animali iniziarono a morire. Struttura inadeguata, diranno gli esperti. Tra gli Zinetti e il Patriziato nasce così una diatriba che si protrae a lungo. Michela e suo padre Umberto vengono infine sfrattati, nel 2006. «Abbiamo chiesto più volte il risarcimento – ricorda l’agricoltrice –. Nel 2016 le nostre pretese sono state dichiarate irricevibili dal pretore».

Una nuova mazzata – La famiglia Zinetti si è rifatta un’attività a poche decine di metri. Nel frattempo, tra agguati nella notte e calunnie, è stata spesso al centro di situazioni assurde. L’ultima mazzata, Michela, l’ha ricevuta qualche giorno fa. «Con la lettera in cui il Patriziato pretende un risarcimento di diverse decine di migliaia di franchi, sempre per la questione della fattoria della Boscerina. Ma che colpa ne abbiamo noi? Come è possibile che nessuno, tra le istituzioni, prenda le nostre difese? Il presidente del Patriziato di recente mi ha addirittura diffidato dal parlare coi patrizi, con la minaccia di denuncia».

Lacrime amare – Michela è un vulcano. Urla. Piange. «Col tempo ho scoperto che il Cantone negli anni ‘90 aveva dato il nullaosta per quella stalla sperimentale, mettendola a nome mio. Ma io non ho mai dato il mio “ok” a nessuno. Sono allibita. Non so più cosa pensare. Chiedo davvero che qualcuno, dal Dipartimento dell’economia, intervenga e metta la parola fine a questa storia. Abbiamo bisogno di pace».

Emozioni forti – Alcune parole di Michela vanno naturalmente prese con le pinze. Certe sue dichiarazioni forse sono dettate dalle emozioni. Anche perché questa tenace 52enne è parecchio scossa dalle vicissitudini con cui è confrontata. Una domanda, tuttavia, sorge spontanea. Perché il Patriziato non può voltare pagina su questa vicenda? E perché ha deciso di scendere di nuovo in pista?  

Nelle mani degli avvocati – Marco Pellegrini, presidente del Patriziato di Claro, interpellato da Tio/ 20 Minuti, appare molto formale. «Non posso decidere solo io su questa situazione. L’abbiamo ereditata dalle amministrazioni precedenti. Ora tutto è in mano agli avvocati».

Il paradosso – Appunto. In un villaggio piccolo come Claro, possibile che non ci si possa sedere a tavolino e discutere civilmente senza tirare in ballo le vie legali? Perché bisogna portare, per forza, la gente allo stremo delle forze? Gli Zinetti, in fondo, non hanno nemmeno il computer. Non hanno né i mezzi, né le conoscenze per affrontare la macchina burocratica. Michela non possiede neanche lo smartphone.

Inno alla burocrazia – Pellegrini è irremovibile. «Certe vicende sono così complesse che solo un avvocato può dare delle risposte concrete. È quello che ho detto alla signora Zinetti. È inutile che interpelli i nostri patrizi. Parli con il nostro avvocato».

Interessi in ballo – Chiediamo a Pellegrini se non si possa usare un po’ di buonsenso. In fondo è una storia vecchia, e c’è pure in gioco la salute di un uomo anziano. Il papà di Michela ha 85 anni. Gli Zinetti, pur avendo commesso degli errori nella loro vita, non potrebbero essere lasciati finalmente tranquilli? Non si potrebbe semplicemente voltare pagina? Niente da fare. «Dovete capire. Ci sono gli interessi del Patriziato in ballo. Non i miei personali», conclude Pellegrini.

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