Offrono visibilità in cambio di soggiorno o pasti. Sono figure spesso professionali e utili a hotellerie e ristorazione. Ma il fenomeno è in aumento e con esso anche i furbetti
LUGANO - Un pranzo o una cena, oppure un soggiorno per una o più notti in cambio di visibilità sui social. È il fenomeno dell'influencer, figura consolidata che sempre più di frequente va a interfacciarsi con hotel e ristoranti. Lo scopo? Avere e dare visibilità. Il fenomeno è mondiale. E il Ticino non vi sfugge. Con tutti i pro e i contro del caso.
«Fino a 4 richieste al giorno» - «Per il ristorante riceviamo richieste mirate, ma per l’hotel… sono innumerevoli», ci spiega Antonella Archidiacono, sales and Marketing Manager del Villa Castagnola.
Il quantitativo di influencer che bussa alla loro porta è tale da aver deciso di affidare la scrematura a figure competenti: «Per verificare la veridicità di un profilo o la sua importanza ci vogliono strumenti specifici. In parte - spiega Archidiacono - il lavoro lo assolve Svizzera Turismo, che filtra parte delle richieste. Delle altre se ne occupa un’agenzia esterna».
«Rifiutati il 90% dei profili» - Una cosa è certa, accettarle tutte non è possibile: «Ce ne arrivano 3 o 4 al giorno. Dopo attenta valutazione viene scartato il 90% dei profili». Il motivo? «Non è la quantità dei followers che importa, ma le interazioni che sono in grado di generare».
Gli approfittatori - Ovviamente non manca chi se ne approfitta: «All’inizio ci cascavamo anche noi. In realtà chi ci prova c’è sempre. Un esempio? Chiamano il giorno prima per pernottare diversi giorni compreso il weekend, in alta stagione, in dolce compagnia. Non è fattibile».
Le collaborazioni tuttavia non mancano: «Arrivano dall’estero, dalla Svizzera interna. E sono proficue. Ma le regole le dettiamo noi».
L’importanza della storia - Come tutti i fenomeni anche questo si sta evolvendo. «La foto da sola? Tira sempre meno. Noi vediamo che funziona chi è in grado di creare una storia. Prossimamente avremo un blogger appassionato di cucina e bicicletta. Con il nostro chef girerà il lago di Lugano. L’esperienza si concluderà con un dietro le quinte nel ristorante».
I casi limite - C’è anche chi si è scottato, ma ha imparato la lezione: «Lo scorso anno è arrivato un personaggio singolare, anche di una certa età», ci racconta Viviana Carfì, responsabile Media della Ferrovia Monte Generoso SA e del Fiore di pietra. «Il risultato? Terribile. Era in compagnia… Hanno consumato di tutto e bevuto in abbondanza. Il conto è stato stratosferico e la resa pessima».
Tutto, ovviamente, “offerto dalla casa”. «Proprio per evitare questi inconvenienti stiamo attenti alle richieste e chiediamo un “media kit” che ci permetta di valutare la loro professionalità».
Attenzione alle fregature - L’importante è valutare caso per caso. E stare attenti alle fregature: «I professionisti si riconoscono subito. Lo vedi da come si muovono che sanno quello che stanno facendo. Ci sono poi gli improvvisati, i blogger che non sono dei giornalisti. E quelli che chiedono una “collaborazione”. Vogliono venire da noi con trasporto e ristorante offerto, e poi vogliono essere pagati per il loro servizio. Bisogna essere chiari dal principio».
Rapporto umano e autenticità vincenti - Nonostante il prodotto finito sia “virtuale”, il rapporto umano e l’autenticità della collaborazione sembrano essere la carta vincente: «Alcuni giorni fa è arrivata da noi una coppia - conclude Carfì -. Avevano deciso di salire a piedi, ma li ha colti la grandine. Quando sono arrivati in vetta erano bagnati fradici. Li ho trovati seduti al ristorante e, nonostante non avessimo concordato anche il pranzo, ho chiesto alla cucina di far mangiare loro dei buoni piatti ticinesi. All’assaggio del risotto il loro volto si è trasformato. E la loro recensione è stata molto buona».