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CASLANOTutti pazzi per la terra: «E io sogno l’orto condiviso»

08.04.19 - 08:00
Mario Veragouth è un 77enne che da anni cerca un terreno per concretizzare il suo progetto: «Aiutatemi». Matteo Magni, psicologo: «La natura ci insegna i giusti ritmi della vita»
Tio/20min
Mario Veragouth, 77 anni, e il suo sogno: un orto condiviso.
Mario Veragouth, 77 anni, e il suo sogno: un orto condiviso.
Tutti pazzi per la terra: «E io sogno l’orto condiviso»
Mario Veragouth è un 77enne che da anni cerca un terreno per concretizzare il suo progetto: «Aiutatemi». Matteo Magni, psicologo: «La natura ci insegna i giusti ritmi della vita»

CASLANO – «È da anni che sto cercando un terreno. Ho un sogno. Quello di creare un orto in cui la gente possa tornare a lavorare la terra. Aiutatemi». È un curioso appello quello di Mario Veragouth, 77enne di Caslano. Ex falegname, oggi in pensione, sta cercando con tutte le sue forze di concretizzare il suo progetto. «Vorrei un luogo in cui la gente, di tutte le generazioni, possa coltivare l’orto. Finora non ho ancora trovato niente, sto cercando da tempo». 

Il cemento e la tecnologia avanzano – Quella del 77enne di Caslano, tuttavia, non è un’idea isolata. Da anni ormai nelle aree urbane stanno sorgendo orti collettivi qua e la. Una risposta concreta all’avanzata del cemento. Ma non solo. «C’è anche il desiderio di riscoprire i ritmi della natura – fa notare Matteo Magni, psicologo e psicoterapeuta –. La natura ti insegna ad aspettare il momento giusto. Contrariamente a quanto accade in una quotidianità sempre più frenetica e in cui tutto sembra dovere essere per forza urgente».

L’irresponsabilità dei social – Il desiderio di mettere le mani nella terra. Per scaricare le tensioni. E anche per vedere il frutto delle proprie fatiche. «Curare un orto – sottolinea Magni – presuppone un senso di responsabilità. Aspetto che oggi sta venendo un po’ meno, anche a causa dei social network. Si posta qualsiasi cosa, senza rendersi conto delle conseguenze delle proprie azioni. In un orto, ogni gesto ha una conseguenza concreta».

Sempre più attività “open air” – Ma la voglia di natura dei ticinesi non si traduce solo nel desiderio di coltivare un orto. Yoga, meditazione, attività all’aperto di vario genere si stanno moltiplicando. «Si cerca l’equilibrio tra il corpo e la mente – conferma Magni –. In un mondo che va così veloce, spesso questo non avviene. La natura ci aiuta a riportarci in una determinata dimensione».

Un luogo di aggregazione – E sostanzialmente è proprio quello che vorrebbe raggiungere Mario Veragouth con il suo progetto. «A scanso di equivoci, non ci voglio guadagnare nulla. Vorrei solo che la gente della regione abbia un punto di riferimento in mezzo alla natura per potere lavorare la terra e per potersi ritrovare. Oggi non ci si parla più. Mi piacerebbe coinvolgere anche le nuove generazioni, ma forse è un sogno impossibile. Per ora mi accontenterei di alcune persone che mi aiutassero a dare il via all’iniziativa. E di un terreno che qualche anima buona potrebbe metterci a disposizione».

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COMMENTI
 

Trasp 5 anni fa su tio
Bisogna disboscare un pò. Visto che in Ticino negli ultimi 100 anni si è passati da 20% di zona boschiva a 50%.
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