Alcuni malati psichici in Ticino vengono collocati in albergo, per mancanza di strutture apposite. E non mancano i problemi
LUGANO - Durante l'inverno i turisti sono pochi sul Ceresio. «Per stare aperti accogliamo volentieri ospiti assegnatici dalle autorità. Ma devono rispettare le nostre regole» raccontano in un hotel del Luganese dove a ottobre il Cantone ha collocato un 26enne della regione affetto da schizofrenia.
Droga e alcol in camera - L'esperienza si è rivelata fallimentare: dopo dieci giorni il giovane «aveva ridotto la camera a un porcile». I famigliari si sono rivolti all'Autorità di protezione protestando contro il trattamento «irresponsabile» ricevuto dal ragazzo: in poco più di una settimana avrebbe speso 4mila franchi in droghe e alcolici, finché non è stato messo alla porta dall'hotel.
Problema di alloggi - I malati psichici “in villeggiatura” negli alberghi ticinesi sono sintomo di un problema di spazio. Nelle strutture apposite gli alloggi scarseggiano: alcuni pazienti dimessi dall'ospedale di Mendrisio aspettano per mesi in lista d'attesa. L'albergo ha messo a disposizione alcune camere «attraverso una convenzione che ci permette di coprire un periodo vuoto» spiega il titolare. Ma non è l'unico nel settore.
«Non c'era posto» - Il caso di F. è sintomatico: dopo un ricovero coatto all'ospedale psichiatrico cantonale, a inizio febbraio è stato sistemato in una pensione a Viganello. «Una sera mi ha chiamata dicendo che non mangiava da due giorni. Semplicemente non era in grado di gestirsi» ha raccontato a tio/20minuti la madre, che a seguito di episodi violenti non può più ospitare il figlio a casa propria. «Ci siamo rivolti a una residenza protetta ma non c'era posto. Hanno dato precedenza a un altro ragazzo».
Casi rari - Da parte sua il Cantone ammette che, in mancanza di posti in strutture dedicate o in appartamenti, «il collocamento in pensione o in hotel può rappresentare per il paziente una fase esclusivamente transitoria». Ma quanti sono i casi in Ticino? «Un’esigua minoranza» assicurano dalla Clinica psichiatrica cantonale (Cpc). «Spesso sono i pazienti stessi a chiederlo, non volendo fruire di altre opzioni a loro proposte». II collocamento in pensione «non rappresenta in alcun modo un ostacolo al successo terapeutico». La madre di F. è di diverso avviso: ma si è rassegnata ad aspettare. Tra circa sei mesi suo figlio potrà entrare (si spera) in un foyer.