
BELLINZONA - «Se le donne vogliono, tutto si ferma». È ispirandosi a questo slogan - già proposto nel precedente sciopero del 1991 - che le rappresentanti del gentil sesso intendono incrociare le braccia il prossimo 14 giugno per «denunciare disparità, discriminazioni, abusi e rivendicare non solo la parità nei fatti, ma anche pieni diritti come persone».
Lo sciopero era già stato lanciato un anno fa in ocassione dell'ultimo dell’ultimo Congresso delle donne dell’Unione sindacale svizzera su proposta di una risoluzione del sindacato SSP/VPOD, votata all’unanimità dalle delegate. Anche In Ticino ci si è mossi costituendo ufficialmente - lo scorso sabato 12 gennaio - il coordinamento cantonale che si preoccuperà di organizzare la giornata di protesta.
A questo appuntamento i soggetti, le associazioni, i sindacati e i partiti che vi hanno aderito, giungeranno con un proprio percorso di attività e proposte.
In occasione della costituzione del Coordinamento, è stata anche confermata l’adesione al manifesto programmatico in 19 punti, in cui si puntano i riflettori sulle ragioni per le quali le donne sciopereranno: a casa e sui luoghi di lavoro, in diverse forme e in diversi momenti. «I punti riguardano il lavoro, il lavoro non remunerato, il lavoro di cura, la previdenza sociale, il tempo di lavoro, il salario, la sessualità e l’identità sessuale, la libertà di autodeterminazione, il controllo del proprio corpo, la violenza, il sessismo, le discriminazioni, gli stereotipi, il diritto di asilo, l’oppressione della società patriarcale e l’omofobia».
Una citazione patriarcale fra le tante, anche molto più recenti, che ha forgiato la nostra società. Sono cambiate alcune opportunità, ma quel pensiero, se pur grottesco, è rimasto nel (sub)conscio... “Le donne non dovrebbero essere illuminate o educate in nessun modo. Dovrebbero, in realtà, essere segregate poiché sono loro la causa di orrende ed involontarie erezioni di uomini santi.” (Sant’Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica).