Via i drogati e gli alcolizzati dal Castello Visconteo. Lo chiede una mozione inoltrata al Municipio. Ma chi sono queste persone? E perché sono finite lì? Viaggio ai confini dell’emarginazione
LOCARNO – «Ma che fastidio diamo? Me lo chiedo tutti i giorni…» Sospira, Andrea (il vero nome è noto alla redazione), tossicodipendente e con problemi di alcol. Lui è uno dei ragazzi del muretto. Il muretto del Castello Visconteo di Locarno. E quello delle rovine dell’antico porto, situate sotto la Rotonda. Una ventina di anime disperate finite nel mirino di una mozione interpartitica inoltrata di recente al Municipio. La richiesta? Via i tossici e i casi sociali da lì. Danno fastidio alla gente, e rappresentano un brutto biglietto da visita per il turismo. Ma chi sono queste persone? Da dove arrivano? Luigi Romeo, coordinatore dei Servizi sociali della Città, le conosce. Una ad una. È lui ad aprirci le porte di un mondo nascosto. Fatto di emarginazione e di sofferenza.
Storie travagliate – La fascia di punta, nella bella stagione, è dalle 17.30 in poi. È da quel momento che i ragazzi del muretto raggiungono il maggior numero di rappresentanti. «Anche se c’è gente che arriva già nel primo pomeriggio», racconta un fedelissimo. «È un microcosmo eterogeneo – spiega Romeo –. Ci sono ragazzi di 20 anni, ma ci sono anche uomini di 50 anni e oltre. Tutti con storie travagliate alle spalle».
Alla deriva – Quasi tutti hanno problemi di dipendenza. Consumano psicofarmaci, anfetamine, cocaina. «E bevono tanto alcol – precisa Romeo –. Birra soprattutto. A litri. Alcuni hanno anche disturbi della personalità. Si tratta di persone in assistenza o in invalidità. Nessuno di loro ha un lavoro, al momento. Magari l’ha avuto in passato. C’è chi è arrivato a questa deriva in seguito a disagi vissuti nell’adolescenza. Altri sono cresciuti in famiglie in cui già esisteva il problema della dipendenza. E non sono riusciti a distanziarsene».
Voce alta e aggressioni – Per dimenticare la quotidianità, cercano lo sballo, provano ad andare su di giri. In certi momenti, alzano anche i toni della voce. «Ed è uno degli aspetti che può mettere a disagio i passanti – fa notare l’operatore sociale –. In passato ci sono state anche aggressioni. Magari in seguito a un’incomprensione».
Un piccolo popolo nomade – Schiamazzi, rutti, musica alta, urla, bottiglie rotte, odore di canapa. Ogni tanto qualcuno se ne sta accasciato al suolo, privo di sensi. Nella mozione interpartitica inoltrata al Municipio, la zona del Castello Visconteo viene paragonata a un piccolo Letten, quartiere di Zurigo noto negli anni ’80 per il suo degrado. «Ma è un abbinamento fuori luogo – ribatte Romeo –. Bisogna esserci stati, come me, per capire veramente cosa può essere il degrado. Qui stiamo parlando di una ventina di personaggi, peraltro conosciuti dalle autorità. Alcuni sono gli stessi che anni fa popolavano le panchine del parchetto di Largo Zorzi. In seguito, si sono spostati nella zona della stazione. Adesso, da qualche tempo, si ritrovano al Castello Visconteo».
Alla ricerca di calore umano – Già, perché quello è diventato un vero punto di ritrovo. «Vengo qui per passare il tempo – conferma uno dei nostri interlocutori –. Vivo da solo, in un piccolo locale. Mi annoio. Almeno qui trovo un po’ di umanità». «Il fatto – riprende Romeo – è che queste persone non hanno un posto in cui stare durante le loro lunghe, infinite, giornate».
Un posto in cui stare – Persone, soprattutto uomini, con risorse limitate. Per le quali i servizi sociali hanno tentato già più volte un reinserimento, sociale e professionale. Invano. «Ci vorrebbe una specie di centro diurno – riprende Romeo –, in fondo anche questa gente ha diritto di vivere, di consumare la propria vita. Le autorità, con i servizi sociali e la polizia comunale, stanno pensando a possibili soluzioni. Negli ultimi anni queste persone si sono spostate da un angolo all’altro della Città. Così, però, non si risolve il problema. Ci saranno sempre lamentele e mozioni».
Giovanissimi – Capita che al gruppo dei ragazzi del muretto si avvicinino anche giovanissimi. Adolescenti in cerca di trasgressione. «Si tratta di ragazzini che vivono già una situazione di disagio – ammette l’operatore sociale –, che hanno magari difficoltà in famiglia. Non hanno un “humus” su cui costruire relazioni sane. Anche questo è un problema».
L’affetto a sorpresa – Poi Romeo parla del suo rapporto personale con i ragazzi del muretto. «Mi hanno sempre rispettato. Alcuni di loro sanno anche essere incredibilmente affettuosi. Sono esseri umani. E se si trovano in queste condizioni, forse è anche un po’ per colpa nostra. Di una società che non è stata in grado di sostenerli nei momenti più delicati della loro esistenza».